Il saluto di Mons. Sigismondi alla diocesi

Foligno, 26 giugno 2021

Il Santo Padre Francesco, a cui va riconoscente il mio e il vostro pensiero, ha provveduto a nominare Vescovo di Foligno Sua Eccellenza mons. Domenico Sorrentino, Vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, unendo le due Sedi in persona Episcopi. Con entusiasmo fraterno e sincero saluto l’Arcivescovo Domenico, alla cui sollecitudine pastorale il Successore di Pietro affida la Chiesa particolare di Foligno. La data odierna, scelta per una comunicazione così importante, ravviva in me il ricordo della tarda serata del 26 giugno 2008 – esattamente 13 anni fa! – quando S. E. mons. Giuseppe Chiaretti, Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, mi confidava quanto il Nunzio apostolico in Italia mi avrebbe annunciato ufficialmente l’indomani: l’elezione a Vescovo di Foligno. Il Signore mi ha concesso di vivere in mezzo a voi un’intensa stagione pastorale, chiedendomi di fare, dopo il trasferimento a Orvieto-Todi, un altro “miglio” come Amministratore Apostolico. Quest’ultimo tratto di strada, segnato dal flagello della pandemia, ha condotto all’apertura del cantiere della Cattedrale di San Feliciano.

Nel simbolo della consegna del pastorale lascio la guida della Diocesi di Foligno nelle mani dell’Arcivescovo Domenico, rendendo lode al Signore per la Sua fedeltà e la Sua misericordia. Il “peso di grazia” del ministero episcopale mi ha provato e saggiato, allenandomi ad affrontare le sfide, a non temere l’incognito e a riconoscere che nel campo della Chiesa “c’è chi pianta e chi irriga ma è Dio che fa crescere” (cf. 1Cor 3,6-9). Mi dispongo a partire senza voltarmi indietro, custodendo nel cuore coloro che mi hanno aiutato a scrivere, con lealtà e purezza di spirito, un “paragrafo” del lungo “capitolo” della storia della nostra Chiesa particolare, chiamata da Papa Francesco ad alzare gli occhi verso il Subasio e, “nella persona del Vescovo”, a spingere lo sguardo dal Topino al Chiascio. Questo invito a “passare all’altra riva” costituisce una sfida ma rappresenta pure un’opportunità per ripensare la missione della Chiesa, la navicula Petri, di cui il Signore regge il timone, a poppa, riservando la prua ai discepoli. 

Nella lettera Segni di Vangelo, pubblicata al termine della mia seconda Visita pastorale, sono delineati i volti delle comunità che, cammin facendo, mi hanno permesso di scoprire sia che la cattedra episcopale non è un bene immobile ma mobile, sia che in ogni strada c’è una corsia che conduce a Dio. Ammaestrato dalla fede dei “poveri in spirito”, come pure dalla “sete di infinito” che ho avvertito anche in chi non attraversa il sagrato, “affido tutti al Signore e alla parola della sua grazia” (cf. At 20,32). Benedire chi ho portato, finora, anche sulle spalle è un servizio d’amore a cui resto fedele, ovviamente con le “mani ligate”, come quelle del martire Feliciano, a cui chiedo di aiutare l’Arcivescovo Domenico a portare molto frutto. Alla Madonna del Pianto, portavoce della preghiera della Chiesa presso il Figlio Suo, rivolgo i miei occhi, richiamando alla memoria il suono gradevolissimo di una delle campane di Sant’Agostino che ogni sera, alle 21, mi ha ricordato di vegliare sulla città di Foligno e su tutta la Diocesi.

Madre del Redentore e della Chiesa, tu ci inviti a tenere fisso lo sguardo sul Figlio tuo, che sostiene il peso di grazia della disarmante semplicità della tua bellezza verginale.

– A Nazaret la semplicità del tuo cuore ha ispirato l’Amen dell’obbedienza della fede.

– Nella casa di Elisabetta la semplicità del tuo servizio ha moltiplicato la gioia dell’attesa.

– A Betlemme la semplicità del tuo sguardo ha velato di stupore il Bambino avvolto in fasce.

– In Egitto la semplicità del tuo dimorare in terra straniera ha messo in fuga l’ansia.

– Al Tempio la semplicità della tua fedeltà alla Legge ha anticipato l’ora della deposizione.

– A Cana la semplicità del tuo intervento ha ottenuto una primizia della gioia pasquale.

– Sul Golgota la semplicità del tuo pianto ha inaugurato nel silenzio l’alba del sole di Pasqua.

– A Pentecoste la semplicità della tua presenza orante ha preparato la discesa dello Spirito. 

Dolce Regina del mondo, Porta felice del cielo, ci affidiamo alla tua intercessione con cuore semplice, come quello di un bimbo svezzato in braccio a sua madre.

 

+ Gualtiero Sigismondi