‘Rilanciare la dimensione antropologica decisiva dell’educazione e, più in generale, una riflessione sulla realtà esistenziale e socio-culturale dell’uomo d’oggi, alla luce dell’antropologia e dell’esperienza cristiana’. Questo, si legge nell’introduzione, l’intento principale del Rapporto-proposta della Cei sull’educazione. Come si tenta di mostrare nel primo capitolo, il senso della ‘proposta’ che sorregge il Rapporto sta nel ‘tentativo di rendere manifesto il carattere generativo dell’educazione alla luce di un’antropologia incentrata sulla costituzione relazionale dell’uomo’. Negli altri capitoli si cerca di ‘verificarne l’efficacia teorica e pratica nei concreti ambiti in cui la vita umana nasce, cresce ed esprime la sua creatività’. Di qui l’attenzione riservata a famiglia, scuola e comunità cristiana, quali soggetti primari dell’educazione, e ad alcuni ambiti della vita sociale – il lavoro, l’impresa, i media, lo spettacolo, il consumo, lo sport – che indubbiamente influiscono nei processi educativi.
Per un’idea di educazione. Nel primo capitolo, a partire dalla ‘profondità della crisi’ già evidenziata dal Papa, si parte dal dato di una certa tendenza alla ‘scomposizione dell’umano’ per poi analizzare i ‘modelli educativi diffusi’ e spiegare la necessità del passaggio ‘dai valori alla relazione generativa’, e dalla relazione all’educazione, intesa come ‘grande racconto’ al centro del quale sta l’idea che ‘l’uomo si caratterizza tra i viventi per uno sguardo su di sé e sull’altro, sul mondo e sulla storia capace di abbracciare tutta la realtà in unità, attribuendole così un senso’. Tra gli altri temi trattati, l’educazione ‘dell’intelligenza e all’intelligenza’, l’educazione ‘al desiderio e dell’affettività’, il rapporto tra autorità e tradizione.
Famiglia. Nel secondo capitolo, si analizza il ‘vissuto’ delle famiglie italiane, a partire dal dato della ‘fragilità’ della coppia coniugale, trattando argomenti come l’incertezza nella relazione genitori-figli, il divario tra le generazioni, il ‘compito educativo familiare’ come ‘cura responsabile’, che ‘coniuga vicinanza e fiducia e senso di giustizia ed equità’.
Scuola. Nel terzo capitolo, si riflette sul ‘clima culturale’ in cui la scuola opera, a partire dall”eclissi dell’educazione’. Tra i temi trattati il rapporto tra relazione educativa, problema della verità e scienze della natura; il compito e l’autorità del maestri; la necessità di una ‘riunificazione del soggetto’; il passaggio dalla scuola di élite alla scuola di massa; la tentazione di una ‘scuola come supermarket’; il rapporto tra scuola pubblica statale e non statale; la scuola interculturale come ‘occasione di nuova cittadinanza’.
La comunità cristiana. ‘La Chiesa è da sempre attivamente presente nell’ambito dell’educazione e della scuola’: questa la premessa del quarto capitolo, dedicato alla ‘passione educativa’ della comunità cristiana, il cui ‘potenziale educativo’ va recuperato nell’attuale crisi culturale. Tra i punti di forza: la consapevolezza della ‘bellezza di educare’ e l’impegno per la formazione degli educatori.
Lavoro. Nel quinto capitolo, si analizza il ‘disorientamento’ dei giovani (e non solo loro) di fronte al lavoro, identificandone le ‘cause oggettive e soggettive’ e avanzando alcune ‘proposte operative’ per una ‘umanizzazione’ del mondo del lavoro.
Impresa. Il lavoro e il mercato, l’economia d’impresa, la figura dell’imprenditore, il rapporto tra la ‘legittimità sociale’ del profitto e la solidarietà, la necessità di ‘ripensare il lavoro’, le relazioni tra l’innovazione tecnologica, l’istruzione e l’occupazione. Questi gli argomenti al centro del quinto capitolo, in cui si riflette anche su ‘un modello sociale competitivo e inclusivo’, con alcune proposte operative.
Consumo. Ragionare ‘serenamente’ sul consumo, non soltanto in un’ottica puramente negativa, è l’intento del settimo capitolo, in cui si affrontano mode e modelli di comportamento, consumi estetici e consumi etici, a partire dalla necessità di ‘educare i desideri’.
Mass media. ‘Tra educazione e comunicazione c’è uno stretto rapporto, perché si educa comunicando’, si legge nell’ottavo capitolo, in cui la questione di fondo viene individuata nel rapporto tra l’ambivalenza educativa dei media e la credibilità degli adulti. I nuovi media, inoltre, esigono ‘precauzione’ e ‘responsabilità’.
Spettacolo. Il cinema, la tv, l”invadenza’ del pubblico, la presenza di ‘generazioni iperculturalizzate” Quale risposta educativa esigono, soprattutto al livello della formazione dei professionisti ai media? Se ne parla nel nono capitolo, in cui si esortano anche i genitori a non ‘chiamarsi fuori’ da un dialogo con i propri figli sull’uso dei media.
Sport. Con lo sport sono cresciute intere generazioni, eppure anche questo mondo attraversa una ‘crisi antropologica’ – se ne parla nel decimo capitolo – che richiede ‘una nuova generazione di luoghi educativi’ sul territorio. A partire dalla parrocchia, ‘avamposto educativo’.