Giunge puntuale ogni anno, a fine di ottobre, il corposo volume del Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes. L’edizione 2009, per l’esattezza la 19a dal 1991, ha come slogan “conoscenza e solidarietà”, un invito a soffermarsi sull’impatto che l’immigrazione può esercitare sul piano della convivenza. Nell’attuale situazione, segnata da un tasso di natalità ancora molto basso, questo innesto va gestito e non contrastato per principio, portando gli immigrati a sentirsi inseriti nella società, a rispettarne le leggi, a coglierne le possibilità di partecipazione e a dare tutto il loro apporto per la crescita del Paese. L’auspicio di Caritas e Migrantes è che, come molti Paesi del mondo hanno costruito il loro sviluppo con l’apporto degli italiani, così anche l’Italia sappia costruire il suo futuro con l’apporto degli immigrati. Il nostro futuro, infatti, ha sempre più bisogno di uno scambio positivo tra la popolazione autoctona e quella di origine immigrata. Per la Caritas e per la Fondazione Migrantes è fondamentale riconoscere la verità nella carità e unire, perciò, la conoscenza alla solidarietà, secondo l’insegnamento biblico ripreso da Papa Benedetto XVI nelle sue recenti encicliche e dalla Conferenza episcopale italiana con l’indicazione che “la vera sicurezza nasce dal’integrazione”.In sintesi, nelle 512 pagine del Dossier suddiviso in 50 capitoli a carattere nazionale completati dai rapporti sulle singole regioni e da tabelle statistiche, si afferma che «l’immigrazione è un fenomeno che continua a crescere nonostante la crisi, in Europa e specialmente nel nostro Paese, rivelandosi un supporto necessario allo sviluppo del sistema Italia (anche se nello specifico dell’Umbria le Caritas diocesane iniziano a rilevare con frequenza casi di immigrati che chiedono aiuto per rientrare nei Paesi di origine a causa della perdita del lavoro provocata dalla crisi economica, n.d.r.)».Gli immigrati regolari residenti in Italia al 31 dicembre 2008 (dato Istat) sono circa 3.900.000, ma «se si tiene conto di più di 400.000 persone sono in attesa di essere registrate nelle anagrafi comunali, la popolazione regolare straniera è di oltre 4.300.000 (stima Dossier Caritas/Migrantes), di cui i minori sono più di 860.000, contro i circa 4 milioni dell’anno precedente, e supera per la prima volta la media europea con un immigrato ogni 14 abitanti (l’incidenza degli immigrati in Italia è pari al 7%, mentre nell’UE è del 6,2%)». L’Umbria si colloca al secondo posto in Italia per incidenza di immigrati sull’intera popolazione regionale con il 9,6% (+ 2,6% rispetto al contesto nazionale), dopo l’Emilia Romagna (9,7%). In Umbria, al 31 dicembre 2008, i cittadini immigrati regolari sono poco meno di 86.000 unità (il 2,2% sul totale nazionale), contro gli 82.200 dell’anno precedente. Nella provincia di Perugia sono circa 67.300 ed in quella di Terni 18.650. Per quanto riguarda le principali collettività straniere presenti, l’Umbria ricalca fedelmente il panorama nazionale: la primo posto troviamo i cittadini della Romania, seguiti dai cittadini albanesi e marocchini.A curare il rapporto sull’Umbria del Dossier è da anni l’assistente sociale Stella Cerasa, vice direttore della Caritas diocesana perugina, responsabile del Centro di Ascolto diocesano e membro della redazione dello stesso Dossier, che mette in evidenza nella ricerca come il fenomeno immigrazione è una risorsa culturale, oltre che demografica ed occupazionale. Basti pensare che in Italia 628.937 figli di cittadini immigrati sono iscritti a scuola e incidono per il 7% del totale, con punte più elevate in regioni come l’Emilia Romagna e l’Umbria, la cui incidenza è del 12%. In Umbria i minori inseriti nelle scuole sono 14.726, di cui 8.992 con cittadinanza europea, 3.182 africana, 915 asiatica, 1.619 americana, mentre in soli 18 casi sono cittadini di un Paese dell’Oceania.Sempre sul “fronte” dei minori immigrati (in Umbria ne risiedono 18.828, pari al 22% della popolazione immigrata, di cui 10.175 nati in Italia), Stella Cerasa sottolinea il fatto che soprattutto per quelli «nati da entrambi i genitori stranieri ci si trova di fronte a grandi difficoltà nella loro cura. Le madri e i padri stranieri, infatti, possono contare solo raramente su una rete familiare. Vista la scarsità di posti disponibili, è molto difficile l’inserimento di questi minori negli asili nido. L’impossibilità di accedervi continua a produrre asili improvvisati o pesare sui fratelli e sorelle che si occupano dei più piccoli, anche a 10-12 anni. A tutt’oggi, non a caso, l’attenzione è incentrata sul tema drammatico dei minori non accompagnati; coinvolgendo i servizi sociali anche in regioni, come l’Umbria, in cui il fenomeno non ha ancora assunto le caratteristiche allarmanti di altre zone d’Italia. In generale, il tema non viene ancora percepito come problema». Altro aspetto preoccupante del fenomeno minori è quello del loro «difficile percorso scolastico. I Centri di ascolto delle Caritas diocesane – commenta la responsabile Caritas – ricevono spesso richieste di aiuto di genitori che non riescono a coniugare la cura dei propri figli e il lavoro. Ancora con difficoltà, ma con alcune esperienze importanti, sono iniziate quelle di affido familiare diurno o limitato al alcune ore della giornata. Tale aiuto dovrà essere ampliato, visto il numero di minori presenti nelle scuole umbre e la difficoltà di trovare lavori con orari conciliabili alla cura dei figli».«Un dato altrettanto preoccupante – evidenzia Stella Cerasa – viene dall’esperienza di accoglienza delle Caritas diocesane. Fino a qualche mese fa i minori e le loro madri venivano inseriti nelle case d’accoglienza per fatti eccezionali, quali violenze, abusi e conflittualità tra i coniugi. Ora le richieste d’accoglienza si sono moltiplicate, prevalendo le motivazioni economiche, anche a causa della crisi in atto. I minori, ancora una volta, vengono penalizzati per la mancanza delle reti familiari, che potrebbero aiutarli anche economicamente».Il rapporto sull’Umbria del Dossier affronta il delicato problema del rilascio delle concessioni della cittadinanza: «le fonti ufficiali pongono in luce come nel 2007 le cittadinanze rilasciate sono state 483, di cui 382 per matrimonio e 101 per residenza, su un totale di 38.466 concessioni in tutta Italia. Tornano in mente, a questo riguardo – sottolinea la curatrice ‘, le preoccupazioni di alcuni politici sul rilascio della cittadinanza e la paura in merito agli stranieri che diventano italiani. Ebbene, tale timore non ha nessun riscontro nella realtà, sia per la difficile documentazione richiesta e i tempi molto lunghi per l’ottenimento (parliamo di anni), sia per i segnali che giungono da parte di quanti, come gli operatori dei Centri di ascolto delle Caritas diocesane, sulla base dell’esperienza diretta hanno comprovato come per i cittadini stranieri non è detto che l’ottenimento della cittadinanza italiana costituisca una meta da raggiungere ad ogni costo».Anche per quanto concerne le appartenenze religiose degli immigrati, le stime e i dati disponibili consentono di andare oltre i consueti stereotipi e pregiudizi. A questo proposito appare importante la stima realizzata dal Dossier sulla base dei cittadini stranieri residenti al 31 dicembre 2007. Da questa stima, ad esempio, si apprende che il 56% è costituito da persone appartenenti alla religione cristiana (per lo più ortodossi provenienti dai nuovi Paesi UE, con una quota comunque importante di cattolici, pari al 19,6%), mentre nel 32,4% dei casi si tratta di persone di religione musulmana, provenienti in prevalenza dal continente africano. Con percentuali meno consistenti sono gli induisti (1,1%) e gli ebrei (0,2%).L’immigrazione, come abbiamo accennato all’inizio, è anche «risorsa occupazionale e imprenditoriale», insomma è fondamentalmente una grande opportunità, sebbene non esente da aspetti problematici, più facile da affrontare grazie a una conoscenza libera da pregiudizi. Ad esempio a livello nazionale, ma anche nello specifico dell’Umbria, si fa presto a fare l’equazione “aumento della popolazione straniera = aumento della criminalità”, ma i dati dimostrano che i due aumenti non vanno di pari passo: tra il 2001 ed il 2005 l’aumento della popolazione straniera è stato del 101%, mentre l’aumento della criminalità del 46%. Una visione a lungo termine del fenomeno immigrazione impone di inquadrare le misure sulla sicurezza nell’ambito di un pacchetto integrazione, e non a suo scapito, dando concreto avvio alle modifiche legislative necessarie (es. sulla cittadinanza e sulla partecipazione elettorale). Insomma, secondo il Dossier, «gli immigrati oggi in Italia è tempo di considerarli nuovi cittadini». Basti pensare al reddito prodotto dagli stessi nel 2008, alla necessità di sostenere i familiari rimasti in patria, ai quali hanno inviato 6,4 miliardi di euro con le “rimesse”.La situazione occupazionale degli immigrati in Umbria, come nelle altre regioni del Centro Italia, va «inserita nei vuoti generazionali creati dalla popolazione italiana – evidenzia Stella Cerasa ‘. Questo elemento viene riscontrato in particolare analizzando il mercato del lavoro e l’apporto dato, in questo ambito, dai cittadini stranieri». In Umbria, «secondo i dati dell’Inail riferiti al 2008, gli occupanti stranieri sono stati 48.926: 38.614 nella provincia di Perugia e 10.312 in quella di Terni. Ma il fenomeno che sta emergendo in regione, secondo il Dossier, è colto proprio dagli Sportelli di orientamento al lavoro delle Caritas diocesane: «non si erano mai viste, come in questo ultimo anno – scrive la responsabile Caritas perugina ‘, tante persone originarie del Perù e dell’Ecuador (in Umbria sono rispettivamente 1.697 e 3.317, n.d.r.), che hanno nel nostro Paese una permanenza di più di venti anni, prendere la decisione di far rientro nel proprio Paese, con frasi del tipo “siamo emigrati per lavorare, se il lavoro non c’è che cosa rimaniamo a fare?”. Quando si sentono queste parole si è consapevoli della saggezza di tali scelte, ma si è anche coscienti di essere di fronte ad un ennesimo sradicamento (che è un trauma per i minori giunti dopo un non facile ricongiungimento familiare dover ripartire quando si sono ben inseriti anche a livello scolastico, n.d.r.). Tali richieste di sostegno al rimpatrio arrivano numerose dopo la pubblicizzazione del Fondo di solidarietà raccolto dalle Chiese umbre per aiutare le famiglie vittime della crisi economica».Con il consolidarsi negli anni della presenza dei cittadini stranieri nel territorio umbro, è sempre più frequente il ricorso che essi fanno al lavoro autonomo. A tale proposito appaiono particolarmente interessanti i dati della Cna, aggiornati al 31 maggio 2009. Secondo tale fonte, in Umbria sono 570 le imprese costituite da cittadini immigrati, di cui 144 avviate da persone provenienti da Paesi europei. In particolare, rispetto ai settori, sono 37 le imprese di costruzioni realizzate da cittadini albanesi, 169 quelle costituite da cittadini del Marocco nel commercio, 32 e 16 nello stesso settore le imprese di cittadini cinesi e nigeriani«Va pure segnalato che – sottolinea Stella Cerasa ‘, dopo l’ultimo decreto flussi, si è ricostituita la sacca dell’immigrazione clandestina: coloro che cercano un aiuto in famiglia non hanno mai temuto di tenere in casa stranieri sprovvisti di permesso di soggiorno. Ora, con l’introduzione del reato di clandestinità e le relative sanzioni, molte famiglie hanno “sostituito” la persona che era alle loro dipendenze senza neanche voler attendere la regolarizzazione di settembre. Intanto, in Umbria, mentre i lavoratori sono in attesa di poter regolarizzare la loro posizione, si stanno organizzando per mettere insieme i 500 euro necessari proprio per la regolarizzazione e che in realtà dovrebbero essere di competenza del datore di lavoro. In diverse occasioni, alcune donne hanno chiesto direttamente ai Centri di ascolto della Caritas l’intera cifra, con inevitabili problemi da parte degli operatori nel riuscire a far capire i motivi del rifiuto di fronte a simili richieste».Il testo integrale del rapporto sul fenomeno migratorio in Umbria con i relativi dati statistici ed una sintesi del contesto nazionale è consultabile sul sito www.chiesainumbria.it/caritas. Inoltre, per chi fosse interessato al volume, può richiedere una copia alla Caritas diocesana di Perugia(piazza Michelotti, 1 – 06123 Perugia – Tel. 075.5733666).