Oggi, lunedì 4 maggio 2020 alle ore 18.00, la Diocesi di Foligno celebrerà, in assenza di popolo, la Santa Messa dalla Chiesa di S. Marco, Unità pastorale S. Eraclio – Cancellara, per la Festa del Patrono S. Eraclio e dei Santi Mauro e Giusto, martiri del II secolo d.C. La liturgia verrà trasmessa in streaming sulle pagine Facebook dei mezzi di comunicazione della Diocesi: Diocesi di Foligno, Rgunotizie.it, Gazzetta di Foligno, Radio Gente Umbra.
La Messa sarà disponibile anche attraverso il sito della Diocesi di Foligno: www.diocesidifoligno.it
Alcuni cenni storici su Sant’Eraclio
(FONTE: dall’articolo di Renato Cifonelli “Eraclio, il discepolo prediletto di Sant’Agostino, Patrono di Pietravairano” tratto dal mensile Il Sidicino – Anno XI 2014 – n° 3 marzo). Secondo una tradizione secolare trasmessa dagli antenati Eraclio era un Vescovo africano, cresciuto nella fede e nella carità alla scuola di Sant’Agostino. Eraclio apparteneva ad una famiglia facoltosa ed importante della provincia di Ippona in Africa settentrionale, come testimoniano le ricchezze ereditate dal padre e la presenza al suo servizio di alcuni giovani schiavi successivamente affrancati (7).
Eraclio, tranne la madre vedova, non aveva altri parenti quando lasciò la casa paterna e le comodità di una vita agiata per seguire la sua vocazione che lo condusse molto giovane ad Ippona, nel Monastero che Sant’Agostino aveva fatto costruire nei pressi della Cattedrale nel 391.
Nel Monastero la vita era modellata sull’esempio della comunità degli Apostoli a Gerusalemme: nessuno doveva avere niente di proprio ma tutto doveva essere in comune, e ad ognuno doveva esser dato secondo le proprie necessità (8).
La risposta di Eraclio a questa chiamata alla condivisione ed alla povertà non si fece attendere.
Finanziò diversi interventi (9) a favore della Chiesa locale esaurendo ben presto la cospicua eredità paterna.
Divenne povero, tanto povero che Sant’Agostino poteva affermare che Eraclio era rimasto in possesso della sola carità (10).
Il 26 settembre del 426, Sant’Agostino, convocò nella Basilica della Pace di Ippona i fedeli ed il clero e, presa la parola, così disse: “So che dopo la morte dei vescovi la vita della chiesa è turbata, spesso, da litigi ed ambizioni e, quindi, per quanto mi è possibile, voglio prendere tutte le precauzioni necessarie per evitare che ciò accada anche nella nostra Diocesi. Vi comunico, pertanto, la mia volontà che ritengo sia anche quella di Dio: desidero avere per successore il prete Eraclio… Non c’è bisogno ch’io ne tessa le lodi. Ammiro la sua saggezza e rispetto la sua modestia. È sufficiente, perché voi lo conoscete… Eraclio rimarrà prete com’è adesso; diventerà vescovo quando Dio vorrà…”.
Al termine del discorso, interrotto da reiterate approvazioni di consenso, per sei volte risuonarono nella Cattedrale di Ippona queste acclamazioni: Te per nostro Padre! Eraclio per nostro Vescovo!
3) – La cronaca di questa importante giornata della vita di Eraclio, così come risulta dagli Atti autentici che furono redatti nell’occasione, ci offre la testimonianza di una paternità semplice e dolce in Agostino e di una unanimità di fede, di amore e di ubbidienza nel popolo (11) che partecipò con sensibilità ed entusiasmo alla designazione del futuro Pastore così come era solito avvenire nei primi secoli della storia della Chiesa quando la prerogativa della elezione dei vescovi spettava alla chiesa locale rappresentata unitariamente dal clero e dal popolo ed il numero delle volte con il quale venivano ripetute le formule rituali di gradimento e di approvazione era diligentemente annotato dai Notai verbalizzanti per dare più valore agli atti e più autorità all’elezione.
A causa dell’insufficienza delle fonti non abbiamo la possibilità di conoscere più
a fondo la personalità di Eraclio, di questo umile prete definito da Agostino la gioia della sua vita (12), un elogio che la comunità d’Ippona non aveva mancato di ratificare con ferventi e ripetute acclamazioni di consenso.
Anche se nella storia non sono mancati esempi di predilezioni da parte di grandi uomini è, invece, abbastanza raro trovarle giustificate come nel caso di Eraclio rispetto al quale la scelta di Agostino cadde su di una persona davvero degna e molto apprezzata anche dal popolo che con il suo comportamento così entusiasta ne ha fornito la migliore testimonianza (13).
Agostino, che aveva nel cuore le sorti della sua Chiesa, volle soltanto provvedere per dopo la sua morte il suo gregge di un eccellente pastore (14), e, nella sua scelta, si lasciò guidare soprattutto dalla cognizione, che avea del sapere, pietà, saviezza, e zelo (15) di Eraclio il quale, comunque, non fu il primo chierico del Monastero di Ippona ad essere elevato al Vescovato (16).
4) – Agostino nel proporre Eraclio quale suo successore aveva anche chiesto ed ottenuto di essere aiutato nell’amministrazione temporale della diocesi non tanto per riposarsi ma quanto per poter dedicare maggior tempo allo studio delle Sacre Scritture (17).
Quantunque la Chiesa di Ippona per la sua limitata estensione può essere equiparata ad una parrocchia dei nostri giorni, vari e molteplici erano i compiti pastorali del Vescovo ai quali dovevano aggiungersi quelli, non meno pesanti, che gli venivano dagli impegni per la Chiesa africana che lo costringevano a continui viaggi lunghi e disagiati che occupavano molto tempo (18).
Agostino affidò ad Eraclio la cura della parte amministrativa dell’attività episcopale ed invitò i fedeli a rivolgersi al suo collaboratore così come in precedenza ricorrevano a lui e nel contempo sollecitò Eraclio a rivolgersi sempre, per un consiglio o per chiedere aiuto, al Vescovo che per lui era come un padre (19).
Riservò per se il ministero della parola e sino alla sua ultima malattia predicò la parola di Dio con zelo, con forza, con lucidità e intelligenza (20).
Nel 427, Eraclio, mentre collaborava con Sant’Agostino nella gestione della Chiesa di Ippona, ebbe un colloquio privato con il vescovo ariano Massimino (21), giunto ad Ippona per motivi personali.
Il colloquio si era mantenuto equilibrato ed amichevole sino a quando Massimino non aveva accusato Eraclio di averlo provocato; da allora il dibattito si era trasformato in uno scontro verbale molto acceso.
Non sappiamo nulla di questa provocazione anche se è possibile ipotizzare che l’alterco con il vescovo eretico si sia verificato sul terreno dei contenuti, cioè dei principi della fede sui quali Eraclio non era disposto a cedere.
Probabilmente era accaduto che Eraclio mal sopportando le argomentazioni e, forse, anche l’atteggiamento arrogante di Massimino, che si era persino vantato di non temere un dibattito con lo stesso Agostino, si sia accalorato a tal punto da sfidarlo ad incontrare Agostino più che sicuro che non vi era alcuna possibilità di averla vinta contro il suo Maestro.
Agostino, informato dell’accaduto e stimolato non solo da Eraclio ma anche da molti altri, aveva acconsentito a confrontarsi con Massimino in una pubblica conferenza (22) che avvenne in presenza di un pubblico numeroso mentre i notai verbalizzavano gli interventi dalla viva voce dei contendenti (23).
Tra maggio e giugno del 430 Ippona fu assediata dai Vandali che nel mese di maggio dell’anno precedente avevano invaso l’Africa settentrionale sotto la guida del Re Genserico dando inizio a quella che è stata definita l’azione militare più distruttiva dell’intero quinto secolo (24).
Durante il terzo mese dell’assedio, nella notte del 28 agosto del 430, moriva Sant’Agostino e solo allora Eraclio fu Vescovo.
5) – Con la conquista di Ippona e di Cartagine ebbe inizio una feroce persecuzione contro i cristiani per indurli con il terrore e con le uccisioni ad aderire all’eresia ariana.
Quasi tutti gli storici sono concordi sull’indole perfida e cattiva di questi barbari tanto che sul nome dei Vandali, nel XVIII secolo è stato coniato il termine “vandalismo” con riferimento a quel loro distruggere senza motivo, per il solo piacere di distruggere (25).
I primi ad essere imprigionati furono i Vescovi e i presbiteri perché i Vandali non risparmiarono né sesso né età e neppure i sacerdoti e i ministri di Dio (26).
Anche Eraclio, che non aveva cercato la salvezza ma era rimasto in mezzo al suo popolo, perché il vero amore si dimostra nel pericolo aveva detto Agostino (27), venne imprigionato dai Vandali assieme ad altri undici Vescovi: Prisco, Tammaro, Castrense, Secondino, Adjutore, Marco, Augusto, Elpidio, Canione, Vindonio e Rosio.
I Vandali per indurli a rinnegare la loro fede li avevano sottoposti a lusinghe, a tormenti ed a minacce non riuscendo, comunque, nel loro intento.
Fu allora che un Vandalo, di nome Aristodemo, consigliò i compagni di imbarcare i cattolici su di una nave dissestata, senza vele e senza remi, per farli morire sommersi tra le onde del mare.
Scelta una vecchia nave in disuso da molti anni, vi fecero salire i dodici Vescovi con diversi fedeli e la trascinarono al largo abbandonandola alle correnti marine.
La nave, guidata dal Signore (28), non affondò ed il 10 maggio 440, raggiunse le coste della Campania ove i Vescovi sbarcarono per dedicarsi all’evangelizzazione delle popolazioni locali.
Mentre per alcuni di essi la tradizione ci ha conservato notizie sugli eventi successivi all’approdo, quasi nulla si conosce di Eraclio, coraggioso predicatore del Vangelo (29), per il quale, invece, si avvicinava l’ora del martirio che subì nel territorio di Pietravairano.
Anche a Pietravairano, come è accaduto altrove, non appena fu possibile si provvide a costruire sul luogo del martirio una Cappella per tramandarne la memoria e, quando, intorno all’anno mille fu edificato il Castello della Pietra un anonimo presbitero Pietro provvide a dedicare la Chiesa principale del nuovo borgo a Sant’Eraclio del quale, già a quei tempi, la popolazione festeggiava la ricorrenza (30).