Tornare alla grandezza della semplicità: questa è l’opportunità da cogliere nelle festività natalizie di quest’anno, segnate dalla seconda ondata dell’emergenza sanitaria. È cosa buona e giusta fare di ogni imprevisto una risorsa. La fede della Chiesa ci invita a contemplare l’evento dell’Incarnazione del Verbo alzando lo sguardo come hanno fatto i Magi (cf. Mt 2,1-12), i quali guidati dal “satellitare” della luce di una stella compiono un lungo cammino, dall’Oriente fino a Gerusalemme. Forse nella Città santa “non c’è campo” e così essi, “assetati d’infinito”, non esitano a chiedere: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei?”. La loro domanda turba Erode, il quale riunisce i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo per conoscere il luogo “in cui doveva nascere il Cristo”. Ottenuta la risposta, Erode chiama segretamente i Magi per farsi dire da loro “con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme”, esortandoli a tenerlo informato, ma dissimulando le sue perverse intenzioni.
I Magi, senza indugio, riprendono il cammino, ritmato dal battito dei loro cuori, dal movimento sistolico della ricerca del re dei Giudei e da quello diastolico del desiderio di adorare il Signore. Con grande meraviglia vengono scortati di nuovo dalla luce della stella, che si ferma “sopra il luogo dove si trovava il bambino”. “Al vedere la stella” la loro gioia divampa e li spinge a entrare nella casa in cui dimorano Maria e il Bambino. Un profondo stupore fa da colonna sonora ai loro gesti: si prostrano, adorano e, aprendo gli scrigni, offrono i loro doni, “simboli profetici di segreta grandezza”. La scena inizia e termina in silenzio, quando i Magi, “primizia dei popoli chiamati alla fede”, fanno ritorno al loro paese “per un’altra strada”.
Anche a Foligno, quest’anno, c’è una “cometa” che brilla accanto alla torre del Municipio, alla cupola e al campanile della Cattedrale: si tratta della gru che vigila sul cantiere del primo stralcio dei lavori di ristrutturazione di San Feliciano. In un tempo carico di dure prove e di sfide inedite, in cui c’è un nuovo e un oltre da illuminare, il segno della gru è di consolazione e di sicura speranza per tutti. La gru, con il suo braccio orientabile, assomiglia alla stadera della croce, “bilancia del grande riscatto”, e ci ricorda che il Signore, venuto dal cielo, è apparso sulla terra “per noi uomini e per la nostra salvezza”. Come la grande opera della redenzione, inaugurata con l’Incarnazione del Verbo, ha restituito la gioia al mondo intero, così la nostra Chiesa particolare, guardando al cantiere di San Feliciano, “rifiorisca in giovinezza perenne”.
Lo sforzo corale del Paese per contrastare e superare la pandemia ci fa anticipare l’ora del gioioso appuntamento liturgico della Messa della notte; la solennità del Natale del Signore la si può celebrare “in spirito e verità” anche prima della mezzanotte. Come sarebbe bello, a quell’ora, raccoglierci davanti al presepio, allestito nelle nostre case, in profondo silenzio! L’opportunità di vivere il Natale centrati sull’essenziale sarebbe un peccato non provare a coglierla.
+ Gualtiero Sigismondi