Scuola e Progetto Cittadini del Mondo: mettersi nei panni degli ultimi

Muove i suoi primi passi il progetto “Lettera alla città” un percorso che vede come partner la Diocesi di Foligno con il Progetto Cittadini del Mondo e il Coordinamento diocesano degli oratori; la Fondazione San Domenico con i suoi mezzi di comunicazione Radio Gente Umbra e la Gazzetta di Foligno; la Cooperativa Densa promotrice di processi di rigenerazione urbana a base educativa e culturale. I tre soggetti attuatori hanno partecipato con una co-progettazione al bando nazionale “Educare insieme” per il finanziamento di progetti rivolti al contrasto della povertà educative e il sostegno delle opportunità culturali di persone in minore età, promosso dal Dipartimento per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio. Cosa vuol dire oggi “essere povero”? Come si può oggi stare realmente “dalla parte degli Ultimi”? Si tratta  solo di una provocazione o di una possibilità reale? Venerdì 14 febbraio alcune classi della scuola media Gentile da Foligno coordinate dalla docente di religione cattolica prof. ssa Mariella Regno e guidati dalla formatrice Francesca Brufani hanno iniziato un percorso dal titolo “Nei panni degli ultimi”. L’obiettivo formativo è quello di prendere gli studenti per mano, con un metodo spiccatamente esperienziale, per attraversare queste domande e pungolare il loro senso critico. Francesca com’è stato strutturato il percorso? Un tavolo pieno di volantini, giornali, pubblicità, quotidiani e una domanda a cui rispondere: “Cosa è la povertà?” Qualche ragazzo ha tentennato dicendo: “È difficile”. È vero, è difficile trovare parole, ritagli che rappresentino un termine così inflazionato e comune nel linguaggio. I ragazzi hanno comunque colto subito la complessità. È allora che abbiamo pensato di costruire un muro, mettendo insieme i pezzi e i ritagli di tutti. Ecco che la povertà assume tante facce: tristezza, sfruttamento, mancanza di valori, solitudine, abbandono, macerie, ma allo stesso tempo ricchezza, diversità, fraternità, accoglienza. Attraverso il “role-playing” o gioco di ruoli, hai cercato di far sperimentare in modo semplice i meccanismi economici che generano le tante povertà nel mondo. Spiegaci come ha funzionato. Abbiamo giocato ad essere il mondo. Ognuno, divisi per continenti, riceve una nazione. Ci sono anche degli osservatori internazionali come l’ONU. Ogni paese riceve in dono una quantità di monete che riflette il PIL pro capite del paese toccato in sorte, per pura casualità. Il facilitatore poi ha stuzzicato gli studenti: “Adesso ogni continente dovrà dividersi equamente le monete in modo che tutti ne abbiano almeno una.”  È qui che iniziano, attraverso le loro dinamiche competitive, a sperimentare come iniziano guerre, rivolte, migrazioni, piraterie. Ma in questo caso Francesca entra in gioco il ruolo dell’ONU? Il Segretario delle Nazioni Unite, toccato in sorte a due ragazze, denunciavano ma nessuno le ascoltava. Ho chiesto: “Ragazzi questo gioco è reale? “È reale”, rispondono tutti. E’ sceso il silenzio in aula. La consapevolezza, ho spiegato agli studenti concludendo il gioco di ruolo, è il primo passo per essere cittadini attivi, cioè che hanno una piena consapevolezza e un profondo rispetto di sé, degli altri e anche dell’ambiente che lo circonda.