Il saluto e la consegna del Pastorale a Mons. Domenico Sorrentino a cura dell’Amministratore Apostolico S. E. Mons. Gualtiero Sigismondi che ha guidato la Diocesi di Foligno per tredici anni.
Fratelli miei carissimi, ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre, Creatore della luce: presso di Lui non c’è variazione né ombra di cambiamento” (Gc 1,17). Le parole dell’apostolo Giacomo riassumono i pensieri che attraversano il mio cuore in questo momento che, nella sua solennità, è segnato da tratti di vera familiarità: porta per me la trepidazione del lasciare e per lei, carissimo Arcivescovo Domenico, il timore e la gioia grande del ricominciare. Nella comunione della fractio Panis rendo grazie a Dio per voi, fratelli tutti, e per il nuovo Vescovo di Foligno che, in obbedienza al mandato del Santo Padre Francesco, riceve il pastorale. Il valore simbolico di questo gesto manifesta che la Chiesa è di Cristo, “eterno Sacerdote, Servo obbediente, Pastore dei pastori, Sorgente di ogni ministero”. Non è solo il vescovo a portare il pastorale, ma è il pastorale stesso a sostenere il vescovo nella guida del popolo di Dio a lui affidato.
La consegna del pastorale mi ricorda le parole di sant’Ambrogio: “Il bastone pastorale deve essere al fondo appuntito per spronare i pigri, nel mezzo diritto per condurre i deboli, in alto ricurvo per radunare gli smarriti”. Un anziano pastore dell’Altopiano di Colfiorito mi ha fatto notare che il bastone non deve superare l’altezza del mento, perché esso ha la funzione non solo di sostenere il passo, ma anche di alleviare la stanchezza delle gambe quando, nei giorni d’inverno o di pioggia, non ci si può sdraiare per terra. La consegna del pastorale avviene nella memoria di sant’Agostino, che mi suggerisce un augurio, quasi una formula di benedizione, da rivolgere al Vescovo Domenico: “La tua età matura sia feconda come la tua giovinezza”.
La catechesi sul tempo, incisa sulle pietre del portale della facciata minore di San Feliciano, porta i segni indelebili della vicinanza tra le Chiese di Foligno e Nocera Umbra, documentata da una iscrizione del 1201 sullo stipite destro: “Anselmo, Vescovo della Chiesa di Foligno e di Nocera, fece fare quest’opera”. Questa iscrizione, quasi un presagio, ci invita a tenere fisso lo sguardo su Cristo, a cui “appartengono il tempo e i secoli”, e a lasciarci condurre al largo dallo Spirito, che è il segreto della vitalità inesauribile della Chiesa e del suo incessante rinnovamento.
Fratelli e sorelle carissimi, mi congedo da voi come un contadino che, al termine di una giornata di lavoro dedicata alla semina, accarezza con lo sguardo benedicente la nuda terra, sognando “i campi che già biondeggiano per la mietitura” (Gv 4,35). Ora il “peso di grazia” della Diocesi di Foligno passa al Vescovo Domenico, alleggerendo le mie spalle ma non il cuore. Il Signore, il solo vero Maestro e l’unico necessario Salvatore, vi custodisca nel suo amore e, per intercessione della Madre sua, conduca tutti voi, pastore e gregge, alla vita eterna.
+ Gualtiero Sigismondi