Come influisce la tecnologia sulla vita dei ragazzi? Cosa fare se un minorenne ha sviluppato dipendenza da internet? E’ meglio evitare o è meglio ragionare su un accompagnamento vigile? Queste sono alcune domande che la Dott.ssa Lucia Coco psicologa clinica, psicoterapeuta con formazione analitico/transazionale, ha posto inizialmente ai docenti, educatori, genitori, che hanno partecipato alla seconda conferenza di formazione promossa dalla Diocesi di Foligno attraverso il Progetto Cittadini del Mondo, venerdì 15 dicembre presso l’aula magna dell’Istituto professionale Orfini. La Dott.ssa Coco ha sviscerato alcuni dati di una recente indagine “EU Kids Online 2017: accesso, usi, rischi e opportunità di internet per i ragazzi italiani” realizzata dal Centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore su un campione di 1066 ragazzi dai 9 ai 17 anni. Lo smartphone è oggi il principale strumento con cui i ragazzi accedono a internet, usato quotidianamente per andare online dal 97% dei ragazzi di 15-17 e dal 51% dei bambini di 9-10. Cresce anche il numero di ragazzi di 9-17 anni che usa internet tutti i giorni a scuola (26%), soprattutto fra gli adolescenti di 15-17 anni (49%). Cresce il numero di ragazzi e ragazze di 9-17 anni che hanno fatto qualche esperienza su internet che li ha turbati o fatti sentire a disagio (13%). Cresce soprattutto fra i bambini di 9-10 anni, passando dal 3% registrato nel 2013 al 13% del 2017. Fra i rischi continuano a crescere i contenuti inappropriati, soprattutto quelli legati all’ostilità e al razzismo, l’hate speech, l’esposizione a contenuti pornografici e il sexting. “Quando un adolescente entra nella realtà virtuale – sottolinea la psicologa – ha un’errata percezione dei confini del sé. Ha una frammentazione della propria identità che arriva ad uno stadio di ‘de-realizzazione’, la sensazione di essere separati dal mondo esterno, e di ‘de-personalizzazione’, sensazione persistente o ricorrente di distacco o allontanamento dal proprio sé, con un cambiamento anche della percezione del tempo come se scorresse troppo velocemente o troppo lentamente”. Questo porta ad alcuni evidenti “rischi”, visto la navigazione media dei ragazzi nella rete di oltre 2,5 ore, come ansia, aggressività, ridotta attenzione e produttività, stress relazionale, effetti depressivi, disturbi del sonno. “Questi sono i fattori di rischio legati alle nuove tecnologie che producono piacere e dipendenza ma anche modificano il nostro modo di vedere la realtà”. Dobbiamo perciò, oltre a leggere i rischi, cogliere le opportunità, a partire da un uso consapevole, che ci possono offrire le nuove tecnologie che stanno creando oggettivamente nuovi modelli educativi e culturali. “Vediamo, però, che l’utilizzo della rete non è mediato da soggetti adulti competenti. La promozione della responsabilità dell’utilizzo del digitale invece è indispensabile acquisendo competenze, partendo da un ‘co-costruzione’ di regole, di linguaggi, che ci aiutano a realizzare la propria ‘reputazione digitale’ facendo comprendere agli adolescenti, agli adulti, che la crescita sociale online e offline è la medesima cosa”. Secondo il Prof. Carlo Felice quest’immersione totale nell’ecosistema digitale mette in evidenza alcuni fattori di rischio nei giovani come la mancanza di empatia, d’immaginazione, di pensiero critico. “La scuola ha perciò un ruolo molto importante nella ricerca di una lettura profonda attraverso quella ‘pedagogia dei saperi’ che educa allo sviluppo delle proprie idee, alla costruzione autonoma di sé”.