18-07-2017
Esequie di p. Bernardo Commodi – Chiesa di San Giacomo, 18 luglio 2017
Fratelli carissimi, la bara al centro della navata di una Chiesa è una provocazione potente; tutto appare come ridimensionato, se non addirittura annichilito. Non c’è impotenza più grande di quella che proviamo di fronte alla morte, realtà terribilmente seria. E tuttavia la fede della Chiesa ci assicura che nella morte torniamo a Casa, entriamo nella Dimora eterna, “e così per sempre saremo con il Signore” (cf. 1Ts 4,17). Dio ha piantato l’infinito nel cuore dell’uomo, ha messo in lui la nozione dell’eternità. La Pasqua di Cristo non concede alla disperazione il diritto di cittadinanza. Questa speranza ha fatto incidere ai primi credenti su una lapide in una catacomba romana la scritta: “In vivis tu”. Tu, morto, sei fra i vivi!
“In vivis tu”, p. Bernardo carissimo! Ieri, poco dopo aver ricevuto la dolorosa notizia della tua morte, ho preso in mano il tuo ultimo volume dal titolo 200 giorni con Sant’Angela da Foligno. Nel consegnarmelo mi hai confidato, con profonda serenità, che la malattia ti ha impedito di completare l’opera. Sfogliando le pagine del testo non ho trovato il giorno in cui “sorella morte” ti ha fatto celebrare l’ultima liturgia, quella del tuo “transito”. E tuttavia ho scoperto nella Solennità di Tutti i Santi una pagina in cui Angela racconta a Frate A. quello che tu adesso contempli “faccia a faccia”. “Vedevo una pienezza, una chiarità di cui mi sentivo così colma che non so dire e non so fare alcun paragone. Non so dirti se vedevo qualcosa di corporeo, ma Egli era com’è in cielo: cioè una Bellezza così grande che non so dirti altro che era la Bellezza e la Bontà. Tutti i Santi gli stavano intorno e lo esaltavano al cospetto di questa sua maestà”. Subito dopo Angela aggiunge: “Venivo invitata a guardare i Santi che stavano davanti alla sua maestà e anche altri che stavano più in alto dei Santi; ma poiché io vedevo che la felicità di quei Santi e di quegli Angeli proveniva da Lui e in Lui si fondava, e che Lui era il Bene sommo, mi dilettavo solo in Lui e non mi curavo né potevo curarmi di guardare né i Santi né gli Angeli”.
“In vivis tu”. Varcando la soglia del cielo non è difficile immaginare che Angela da Foligno ti sia venuta incontro, in fretta, e forse tu ti sei trovato nella necessità di ricordarle quanto lei stessa ha raccontato a Frate A.: “La mia anima sentiva e vedeva gli occhi di Dio che la guardavano, e in quegli occhi sperimentava una tale felicità che nessun uomo, neppure se fosse disceso uno di quei Santi che stanno lassù, avrebbe potuto parlarmi di felicità o farmelo capire meglio. E quando mi diceva che nascondeva a me il suo molto amore dato che non avrei potuto tollerarlo, l’anima mia gli rispondeva: ‘Se sei Dio onnipotente puoi fare in modo che io possa tollerarlo’. E Lui: ‘Se tu avessi ciò che vuoi non avresti più fame di me, per questo non voglio concedertelo; voglio invece che in questa vita tu abbia fame e desiderio di me, e languisca di me’”.
“In vivis tu”. Adesso i tuoi occhi possono “tollerare”, senza veli, il “volto mite e festoso di Cristo Salvatore”. Adesso puoi placare i languori della fame e l’arsura della sete del desiderio di Dio, che ha infiammato la tua vita di frate minore conventuale. Il Signore ha disposto di iscrivere il tuo nome nel Libro della Vita durante i lavori del primo capitolo della nuova Provincia italiana di San Francesco, fulcro di cinque regioni, eretta dal Ministro Generale dell’Ordine francescano a cui appartieni, p. Marco Tasca, e affidata a p. Franco Buonamano. La tua malattia, affrontata con disarmante serenità, ha accompagnato, come un olocausto, questa impegnativa tappa; l’incenso dell’offerta della tua vita contribuisca a portare a compimento l’opera iniziata. La visita che, alla vigilia della tua morte, hai compiuto ai frati capitolari è stata la tua ultima benedizione.
“In vivis tu”. Custodisco nella memoria del cuore, p. Bernardo carissimo, la “foto digitale” che ho scattato nella Chiesa di Santa Maria del Gonfalone il giorno della festa di Sant’Antonio di Padova: eri raggiante! Ci siamo salutati all’inizio e alla fine della celebrazione, ignari, entrambi, che il tuo incedere verso la Casa del Padre non avrebbe coperto lo spazio di tempo di una quaresima. 200 giorni con Sant’Angela da Foligno: questo non è il titolo della tua ultima pubblicazione ma è il tuo testamento, che dà voce al cantico di una creatura, di una grande mistica, che tu hai tanto amato e ci hai insegnato a scoprire e a conoscere. Siamo profondamente grati al Signore che ti ha chiamato a seguirlo lungo il sentiero d’alta quota aperto da San Francesco d’Assisi, di cui tutta la tua vita “porta significatione”.
“In vivis tu”, p. Bernardo carissimo! Ieri, poco dopo aver ricevuto la dolorosa notizia della tua morte, ho preso in mano il tuo ultimo volume dal titolo 200 giorni con Sant’Angela da Foligno. Nel consegnarmelo mi hai confidato, con profonda serenità, che la malattia ti ha impedito di completare l’opera. Sfogliando le pagine del testo non ho trovato il giorno in cui “sorella morte” ti ha fatto celebrare l’ultima liturgia, quella del tuo “transito”. E tuttavia ho scoperto nella Solennità di Tutti i Santi una pagina in cui Angela racconta a Frate A. quello che tu adesso contempli “faccia a faccia”. “Vedevo una pienezza, una chiarità di cui mi sentivo così colma che non so dire e non so fare alcun paragone. Non so dirti se vedevo qualcosa di corporeo, ma Egli era com’è in cielo: cioè una Bellezza così grande che non so dirti altro che era la Bellezza e la Bontà. Tutti i Santi gli stavano intorno e lo esaltavano al cospetto di questa sua maestà”. Subito dopo Angela aggiunge: “Venivo invitata a guardare i Santi che stavano davanti alla sua maestà e anche altri che stavano più in alto dei Santi; ma poiché io vedevo che la felicità di quei Santi e di quegli Angeli proveniva da Lui e in Lui si fondava, e che Lui era il Bene sommo, mi dilettavo solo in Lui e non mi curavo né potevo curarmi di guardare né i Santi né gli Angeli”.
“In vivis tu”. Varcando la soglia del cielo non è difficile immaginare che Angela da Foligno ti sia venuta incontro, in fretta, e forse tu ti sei trovato nella necessità di ricordarle quanto lei stessa ha raccontato a Frate A.: “La mia anima sentiva e vedeva gli occhi di Dio che la guardavano, e in quegli occhi sperimentava una tale felicità che nessun uomo, neppure se fosse disceso uno di quei Santi che stanno lassù, avrebbe potuto parlarmi di felicità o farmelo capire meglio. E quando mi diceva che nascondeva a me il suo molto amore dato che non avrei potuto tollerarlo, l’anima mia gli rispondeva: ‘Se sei Dio onnipotente puoi fare in modo che io possa tollerarlo’. E Lui: ‘Se tu avessi ciò che vuoi non avresti più fame di me, per questo non voglio concedertelo; voglio invece che in questa vita tu abbia fame e desiderio di me, e languisca di me’”.
“In vivis tu”. Adesso i tuoi occhi possono “tollerare”, senza veli, il “volto mite e festoso di Cristo Salvatore”. Adesso puoi placare i languori della fame e l’arsura della sete del desiderio di Dio, che ha infiammato la tua vita di frate minore conventuale. Il Signore ha disposto di iscrivere il tuo nome nel Libro della Vita durante i lavori del primo capitolo della nuova Provincia italiana di San Francesco, fulcro di cinque regioni, eretta dal Ministro Generale dell’Ordine francescano a cui appartieni, p. Marco Tasca, e affidata a p. Franco Buonamano. La tua malattia, affrontata con disarmante serenità, ha accompagnato, come un olocausto, questa impegnativa tappa; l’incenso dell’offerta della tua vita contribuisca a portare a compimento l’opera iniziata. La visita che, alla vigilia della tua morte, hai compiuto ai frati capitolari è stata la tua ultima benedizione.
“In vivis tu”. Custodisco nella memoria del cuore, p. Bernardo carissimo, la “foto digitale” che ho scattato nella Chiesa di Santa Maria del Gonfalone il giorno della festa di Sant’Antonio di Padova: eri raggiante! Ci siamo salutati all’inizio e alla fine della celebrazione, ignari, entrambi, che il tuo incedere verso la Casa del Padre non avrebbe coperto lo spazio di tempo di una quaresima. 200 giorni con Sant’Angela da Foligno: questo non è il titolo della tua ultima pubblicazione ma è il tuo testamento, che dà voce al cantico di una creatura, di una grande mistica, che tu hai tanto amato e ci hai insegnato a scoprire e a conoscere. Siamo profondamente grati al Signore che ti ha chiamato a seguirlo lungo il sentiero d’alta quota aperto da San Francesco d’Assisi, di cui tutta la tua vita “porta significatione”.
+ Gualtiero Sigismondi