Ordinazione presbiterale di fr. Giovanni Marco Loponte e fr. Jonathan Wilfredo Cuxil Cumez, dei Piccoli Fratelli della Comunità Jesus Caritas di Charles de Foucauld

25-03-2017
Ordinazione presbiterale di fr. Giovanni Marco e fr. Jonathan – S. Croce in Limiti, 25 marzo 2017
 
Fratelli carissimi, nella solennità dell’Annunciazione del Signore, che celebra il mistero “dell’abbassarsi misericordioso di Dio verso la nostra miseria”, i Piccoli fratelli Giovanni Marco Loponte e Jonathan Wilfredo Cuxil Cumez consegnano la loro vita di consacrati alla Chiesa, che li ha scelti per l’Ordine del presbiterato. La loro consegna di sé amplifica il Fiat di Maria che, con disarmante semplicità, si è abbandonata alla fedeltà di Dio, aderendo alla Sua volontà. Il Fiat della Vergine annuncia l’Eccomi di Cristo (cf. Eb 10,7; Sal 40,8): si rispecchiano l’uno nell’altro e formano un unico Amen al disegno salvifico del Padre (cf. Gv 4,34). È un Amen che conosce i “brividi” del turbamento, ma non i “lividi” del ma o del però.
Come il peccato di Adamo ha segnato il punto di maggiore attrito tra la libertà e la grazia, così il Fiat della Nuova Eva ha sigillato il loro incontro. La vastità dell’orizzonte della grazia divina e l’ampiezza del raggio d’azione della libertà umana trovano nel Fiat di Maria non un semplice punto d’incontro, bensì la chiave di volta. L’Amen della Vergine non conosce l’ombra della remissività e nemmeno la penombra della disponibilità, ma il cono di luce della sovranità della libertà da se stessa. La sua obbedienza testimonia che la libertà, “segno altissimo dell’immagine divina”, è autentica solo quando è riconciliata con la verità, che ne è, per così dire, la “leva” (cf. Gv 8,32). Chi più e meglio di Maria, “discepola della Parola”, ha sperimentato che la verità è la condizione della libertà? Sganciata dalla verità, la libertà diventa un “pretesto per la carne” (cf. Gal 5,13), un “velo per coprire la malizia” (cf. 1Pt 2,16). Al contrario, se illuminata dalla verità, la libertà si apre alla dimensione che la realizza in senso pieno, quella del dono di sé.
Carissimi Giovanni Marco e Jonathan, l’obbedienza apre allo Spirito santo uno spazio più ampio, mette al riparo dal pericolo di cercare la propria volontà; si tratta di un’insidia che può nascondersi persino nel servizio ministeriale! Non c’è vita più sterile di un’esistenza sacerdotale non vissuta in pienezza, nella fedeltà di una donazione totale, disciplinata dalla regola della fraternità. “Vivere con altri significa accettare la necessità della propria continua conversione e soprattutto scoprire la bellezza di tale cammino, la gioia dell’umiltà, della penitenza, ma anche della conversazione, del perdono vicendevole, del mutuo sostegno e soccorso”. Il “peso di grazia” della vita comune e fraterna non è un ideale da realizzare ma un talento da far fruttificare a beneficio di tutta la Chiesa. Si tratta di un dono che la fraternità presbiterale accresce, elevandolo a potenza! “Nessun sacerdote amministra qualcosa che gli è proprio, ma partecipa con gli altri fratelli a un dono sacramentale che viene direttamente da Gesù”.
Carissimi Giovanni Marco e Jonathan, umiltà e grandezza sono i due fuochi della vita di un prete “collegato intimamente, anzi strutturalmente, all’Eucaristia”. Edificante è quanto scrive in una lettera aperta ai sacerdoti lo scienziato Enrico Medi, morto nel 1974 e per il quale è in corso la causa di beatificazione. “Sacerdoti, io non sono un prete e non sono mai stato degno neppure di fare il chierichetto. Sappiate che mi sono sempre chiesto come fate voi a vivere dopo aver detto Messa. Ogni giorno avete Dio tra le mani (…). Con le vostre parole trasformate la sostanza di un pezzo di pane in quella del Corpo di Cristo in persona (…). Siete grandi! Siete creature immense! Le più potenti che possano esistere. Chi dice che avete energie angeliche, in un certo senso, si può dire che sbaglia per difetto. Sacerdoti: vi scongiuriamo: Siate santi! Se siete santi voi, noi siamo salvi. Se non siete santi voi – continua, come in estasi, il Servo di Dio – noi siamo perduti! Sacerdoti, noi vi vogliamo ai piedi dell’Altare (…). Tornate ad abituarvi al silenzio!”.
Carissimi Giovanni Marco e Jonathan, la vostra appartenenza alla Comunità Jesus Caritas di Charles de Foucauld, che il Signore ha piantato nella Diocesi di Foligno, vi aiuta a mantenere una costante tensione armonica tra solitudine e comunione, tra cura della vita interiore e salus animarum. La Vergine Maria, che si è lasciata “scavare l’orecchio” dalla Parola, vi ottenga di riconoscere che il “debito” di gratitudine per il dono che oggi ricevete con l’imposizione delle mani non lo potrete mai estinguere, pur dovendo saldare ogni giorno la “rata” della vostra dedizione, incondizionata e appassionata, al popolo santo di Dio. I fedeli hanno il diritto di sentire l’eco dell’invitatorio del Fiat della vostra Ordinazione presbiterale nel responsorio del Magnificat della carità pastorale! 
 
+ Gualtiero Sigismondi