Sant’Angela da Foligno

04-01-2015
Sant’Angela da Foligno, 4 gennaio 2015
 
            Fratelli carissimi, quest’anno nel presepio ho posto idealmente dei personaggi che non figurano in esso. Vicino alla mangiatoia ho collocato il Battista, che molto spesso l’iconografia rappresenta fanciullo accanto a Gesù bambino che dorme in braccio a sua Madre, la quale invita Giovanni a non svegliarlo. A fianco di Maria ho messo Elisabetta, che si unisce al canto del Gloria seguendo la melodia del Magnificat. Dalla parte di Giuseppe, “figlio di Davide” (cf. Mt 1,20), ho posto Mosè che sull’Oreb, a piedi nudi e a volto coperto, si è avvicinato a vedere il roveto ardente (cf. Es 3,1-7), segno della presenza di Dio e simbolo che la liturgia assume per indicare il mistero dell’integrità verginale di Maria. Accanto all’ingresso della capanna di Betlemme ho sistemato Giovanni evangelista, colui che il giorno di Pasqua si è chinato sulla soglia del sepolcro (cf. Gv 20,5), che l’iconografia bizantina, a partire dal VI secolo, richiama nella scena della Natività, presentando Maria che giace distesa ai piedi di una montagna in cui si apre la grotta che ospita il Bambino in una mangiatoia raffigurata come un’urna sepolcrale. In mezzo ai pastori, che “senza indugio” si sono recati a Betlemme di notte (cf. Lc 2,15-20), ho collocato Stefano, colui che ha seguito Gesù sulla via della croce per primo, “senza indugio”. Infine, a fianco degli angeli ho messo i santi Innocenti, “candidi fiori dei martiri, primizie offerte a Dio e all’Agnello”.
Ho cercato a lungo un posto anche per Angela nel presepio e alla fine, essendo ormai prossimi alla solennità dell’Epifania, ho deciso di porla accanto ai Magi. Anzitutto perché come questi misteriosi cercatori di Dio, che personificano il mondo dei popoli, hanno percorso un lungo cammino, così Angela ha compiuto diversi “passi” scanditi, secondo la fine analisi di Enrico Menestò, da tre tappe: il momento dell’amore, che sboccia dalla croce, dalla penitenza; ad esso subentra il silenzio della notte oscura, che precede e sveglia l’aurora della visione della Trinità riflessa nell’anima. Angela può essere accostata ai Magi anche perché, come lei, sono dei mistici: essi, scorgendo in una stella il segno della nascita di un re, hanno avuto il coraggio di partire, per uscire come Abramo verso l’ignoto. È possibile immaginare che la decisione di questi uomini abbia suscitato derisione, ma per essi, come per Angela, la ricerca della verità era più importante dell’opinione della gente. Nel presepio la grande Mistica folignate trova posto vicino ai Magi anche per un’altra ragione: dopo la sosta compiuta a Gerusalemme essi giungono a Betlemme scortati dalla stella: al vedere “il Bambino con Maria sua Madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni, gli offrirono in dono oro, incenso e mirra” (Mt 2,11). Ponendo questi gesti i Magi testimoniano non solo che per adorare il Signore è necessario prostrarsi a terra, come ha fatto Angela ai piedi della Croce, ma anche che occorre aprire al Signore lo “scrigno” del cuore per offrirgli in dono noi stessi. “Il Dio di Angela – scrive Francesco Santi – è il Dio che si riposa nel suo cuore”.
Fratelli carissimi, i santi Magi sono tornati al loro paese “per un’altra strada” (cf. Mt 2,12); anche Angela, dopo essersi recata ad Assisi, abbandonandosi a “gemiti inesprimibili” sulla soglia della Basilica superiore di San Francesco, ha fatto ritorno a Foligno “per un’altra strada”. Quei gemiti hanno ispirato la stesura del Memoriale che ripercorre faticosamente il sentiero d’alta quota seguito dalla grande Mistica folignate, la quale non ha avuto la pretesa di “guadagnare Cristo”, ma ha avvertito l’ardente desiderio “di essere trovata in Lui, di conoscere Lui” e ha gustato la “gioia grandissima” di essere stata “conquistata da Cristo Gesù” (cf. Fil 3,8-14). Dimentica del passato, ritenuto spazzatura, Angela ha affidato al silenzio il compito di esprimere l’indicibile; il suo silenzio è quello tipico degli innamorati, i quali cercano la solitudine per parlarsi, tacendo, d’amore. Il silenzio, linguaggio immediato dell’amore, è la strada dei mistici che, dopo aver dato fondo a tutte le parole, solo nel silenzio riescono a comunicare con Dio.
Raniero Cantalamessa, affascinato dall’esperienza angelana, osserva che “i mistici sono pregni di Dio perché hanno patito Dio; essi sono per l’umanità quello che gli esploratori della Terra promessa sono stati per il popolo d’Israele”.  A suo avviso, nell’ampia rosa dei mistici medievali Angela da Foligno rappresenta un esempio mirabile e affatto singolare nella sua appassionata ricerca dell’assoluto. Se Innocenzo Colosio avvicina la grande Mistica folignate a Teresa d’Avila, Claudio Leonardi propone di affiancarla a Caterina da Siena, convinto che non esista in Italia un caso più alto di esperienza e scrittura mistica, e sicuro che il valore sterminato del profilo della Santa folignate sia proprio questo passaggio dalla fede in Dio all’esperienza di Dio, contemplato infans nel presepio e adorato patiens sulla Croce.
Fratelli carissimi, nella Solennità di Maria Ss. Madre di Dio Papa Francesco ha precisato che “nessuna manifestazione di Cristo, neanche la più mistica, può mai essere staccata dalla carne e dal sangue della Chiesa, dalla concretezza storica del Corpo di Cristo. Senza la Chiesa, Gesù Cristo finisce per ridursi a un’idea, a una morale, a un sentimento. Senza la Chiesa, il nostro rapporto con Cristo sarebbe in balia della nostra immaginazione, delle nostre interpretazioni, dei nostri umori”. Questo rischio Angela non l’ha corso, avendo sottoposto ogni cosa, il succedersi delle sue vicende intime e il brulicare delle sue visioni, al discernimento del direttore spirituale, che ha riversato in latino l’eloquio volgare della sua parente, svolgendo sia la funzione di notaio, sia quella di inquisitore. Fin dall’inizio della sua conversione espressa nella metafora dei “trenta passi”, di cui ad un certo punto il traduttore sembra perdere il filo, Angela si è affidata interamente al discernimento ecclesiale. Ella conosceva bene la distinzione tra emozione e sentimento, e tuttavia avvertiva la necessità che non fosse nemmeno il sentimento a prevalere ma l’azione del santo Spirito. Questo sua testimonianza di vita spirituale ci sprona a “leggere Angela”, che è passata come una cometa nella nostra città e ora brilla come una stella nel firmamento dei Santi. 
+ Gualtiero Sigismondi, Vescovo di Foligno