Fratelli carissimi, sembra quasi di sentire il passo veloce di Maria di Magdala che, il giorno di Pasqua, si reca al sepolcro ‘di mattino, quando era ancora buio’ (Gv 20,1). Non è difficile immaginare la scena che la raffigura trafelata mentre annuncia a Pietro e a Giovanni che ha trovato vuoto il sepolcro (cf. Gv 20,2). Nuovo, aperto e vuoto: queste sono le caratteristiche che, nei racconti pasquali, presenta il sepolcro di Gesù, messo a disposizione da Giuseppe di Arimatea. È ‘un sepolcro nuovo’ (cf. Mt 27,60), ‘nel quale nessuno era stato ancora posto’ (Gv 19,41): è un sepolcro che non ha sentito l’odore acre della morte. È ‘un sepolcro scavato nella roccia’, sigillato da una pietra (cf. Lc 23,53), circondato da un giardino, nel cui spazio è compreso il luogo della crocifissione (cf. Gv 19,41). È un sepolcro vuoto, aperto da ‘un gran terremoto’ (cf. Mt 28,2). È un sepolcro che spande il profumo della vita, il ‘buon profumo’ di Cristo.
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