Come avverrà questo?
‘La possibilità di esporre a Foligno uno dei più grandi capolavori di Raffaello rappresenta un sicuro investimento pastorale e una straordinaria opportunità culturale per l’intera comunità folignate’. Così scrivevo al Presidente del Governatorato, card. Giuseppe Bertello, il 18 dicembre 2013 e concludevo: ‘Nel presentarLe questa richiesta con prudenza e audacia non ho la pretesa di ottenere ma nutro la speranza di ricevere un dono così grande’. Il nullaosta della Segreteria di Stato non si è fatto attendere ed ha suscitato in me un interrogativo analogo a quello che la Vergine Maria ha rivolto all’angelo Gabriele: ‘Come avverrà questo?’ (Lc 1,34). Questo evento, che sembrava tanto impossibile quanto impensabile, è avvenuto perché tutte le istituzioni cittadine hanno dato prova di unità di intenti. È avvenuto perché Eni ha voluto offrire alla città di Foligno un dono di inestimabile valore. È avvenuto perché i Musei Vaticani, nella persona del Direttore, Dott. Antonio Paolucci, hanno riconosciuto il simbolismo di un’operazione di indubbio significato storico. È avvenuto perché le Suore Terziarie Francescane della Beata Angelina hanno accolto con entusiasmo sincero la proposta di far respirare l’aria di ‘casa’ ad una pala d’altare di impareggiabile splendore che le vicissitudini della storia hanno sottratto alla loro custodia.
Contemplando la Madonna di Foligno si ha la consapevolezza che l’eccellenza di quest’opera supera ogni immaginazione. Nell’ammirarla basta un attimo e non è sufficiente l’eternità: basta un attimo, perché la splendida gamma cromatica si incide nella memoria visiva; non è sufficiente l’eternità, perché la disarmante bellezza verginale di Maria suscita un vero e proprio dibattito tra stupore e meraviglia. Dinanzi a questa pala d’altare si rimane senza fiato perché mostra la Madre di Dio col volto colmo di sorpresa, specchio di un cuore carico di attesa. Inquadrata sullo sfondo del disco solare, Maria è seduta su un trono di nubi e circondata da una corona di figure angeliche, intenta a tenere in braccio, stupita, il Figlio suo. Piuttosto che indicarlo, come fa il Battista, invita a volgere lo sguardo su di Lui con un delicato cenno del capo. Il Frutto benedetto del suo seno verginale, Gesù, accarezza con gli occhi l’angelo che tiene in mano la targa senza scritta che, ‘secondo un’abile regia, consente ad ogni spettatore di proiettare sul dipinto un proprio messaggio interiore’. Grande è la tentazione di riempire quella targa, e tuttavia è bene lasciarla vuota, perché il cuore rimanga aperto alle sorprese dell’amore di Dio.
Sostando davanti a questa opera d’arte, che nasce dalla fede e la esprime, lo sguardo è rapito dal volto della Vergine e richiama alla mente l’invocazione, rivolta a Dio, suggerita dalla liturgia: ‘Guarda la Madre del tuo Figlio e ascoltaci’. La voce della Chiesa orante, memore delle parole del Magnificat, domanda al Padre di continuare a tenere fisso lo sguardo su Maria, perché nei suoi occhi materni risplendono i nostri volti. La lex orandi non osa chiedere a Dio di prestare orecchio alle nostre voci, ma di non distogliere lo sguardo dalla Vergine i cui occhi riposano su di noi.
Passando davanti a questa tela, autentico miracolo del genio umano, nessuno può sottrarsi alla seduzione di riconoscere che l’arte è capace di esprimere e rendere visibile il bisogno dell’uomo di andare oltre ciò che si vede. L’arte manifesta la sete e la ricerca dell’infinito, anzi, è come una porta aperta verso Dio, sorgente di ogni bellezza. Rimane profondamente vero quanto ha scritto un grande artista, Marc Chagall: che i pittori per secoli hanno intinto il loro pennello in quell’alfabeto colorato che è la Bibbia.
Incommensurabile è la gratitudine che porto nel cuore verso tutti coloro che hanno reso possibile l’esposizione straordinaria a Foligno di questa insigne memoria di Raffaello. Nel viaggio di ritorno a ‘casa’, dopo la ‘trasferta’ ambrosiana, la Madonna di Foligno compie una ‘sosta’ nel Monastero in cui ha avuto la funzione di pala d’altare; nei prossimi giorni avrò la gioia di restituire a questo capolavoro la sua originaria vocazione. Assicurando a tutti il mio ricordo all’altare, mi lascerò raggiungere dallo sguardo dolcissimo della Vergine e, desideroso di ricevere la consolante carezza del suo volto sereno, mi disporrò idealmente vicino al Committente, il nostro concittadino Sigismondo de Comitibus, il cui nome si differenzia dal mio cognome per una sola vocale.
Non posso fare a meno di confidare che ogni volta che celebro l’Eucaristia nella Cattedrale di San Feliciano poso lo sguardo, per ben tre volte, sulla riproduzione della Madonna di Foligno che sovrasta il trono episcopale. Lo faccio durante la processione d’ingresso per chiedere alla Madre di Dio di benedire l’intera assemblea; lo ripeto prima di salire all’ambone per domandare alla Vergine di suggerirmi le parole adatte per dire la Parola; lo faccio ancora una volta al termine della celebrazione: mentre scendo i gradini dell’altare innalzo gli occhi verso il volto della Madonna chiedendole di farsi interprete della mia gratitudine presso il Figlio suo.
+ Gualtiero Sigismondi, Vescovo di Foligno