Foligno, 19 dicembre 2014
CONSIGLIO PASTORALE
Nel tempo d’Avvento la Chiesa ci fa sentire l’eco della voce del Precursore; il termine “cursore” riflette il suo etimo latino cursor, che esprime il concetto di qualcosa che corre e che ha la funzione di indicare. Lo sguardo che coglie la pienezza del tempo: questa è l’immagine più autentica del Battista, la cui esistenza intera ha avuto la missione di indicare: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo” (Gv 1,29). “Tutto in lui – osserva Romano Guardini – urge verso Cristo, a essere con Lui, a immergersi nel Regno di Dio”. Giovanni non concentra l’attenzione su di sé, ma annuncia i prodigi dei tempi messianici; egli si dispone a lasciare la parola al Verbo di Dio facendo sentire la sua voce, che non conosce conformismi o compromessi. Non teme Erode, che pure lo considera “uomo giusto e santo” (Mc 6,20), dinanzi al quale appare non come “una canna sbattuta dal vento” (cf. Mt 11,7), ma come una quercia che non si piega ma può essere solo spezzata.
La testimonianza del Battista chiama la Chiesa a conversione e la sollecita a diminuire, cioè non a togliere qualcosa, ma a tagliare, nel duplice senso di incidere e potare, tutto quello che le impedisce di “andare oltre”, cioè sia di scorgere nell’ordinarietà della vita pastorale non una distesa polverosa di gesti ripetitivi ma un campo seminato dalla grazia divina, sia di trovare soluzioni nuove persino in situazioni bloccate. È, però, impossibile “andare oltre” senza il silenzio dell’ascolto delle Scritture, custodito attraverso la prassi della lectio divina e amplificato mediante la pratica dell’adorazione eucaristica. Lo “stare in silenzio davanti al Signore” (cf. Sal 37,7), realmente presente nel Sacramento dell’Altare, apre la strada all’annuncio del Vangelo. “Se non proviamo l’intenso desiderio di comunicare il Signore – scrive Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium – abbiamo bisogno di soffermarci in preghiera per chiedere a Lui che torni ad affascinarci”.
È a partire da questa “sosta” che è necessario “ripartire”, vincendo ogni forma di stanchezza, di pigrizia e di tristezza. “Perché – si è chiesto, di recente, Papa Francesco – ci sentiamo più sicuri nella tristezza che nella consolazione? Perché nella tristezza ci sentiamo quasi protagonisti. Invece nella consolazione è lo Spirito santo il protagonista! È Lui che ci consola, è Lui che ci dà il coraggio di uscire da noi stessi. È Lui è che ci porta alla fonte di ogni vera consolazione, cioè il Padre”. La vita pastorale nasce e si nutre della grazia del dialogo con il Signore, il quale ci sollecita, mediante il suo Spirito, a prepararci interiormente e a vivere intensamente alcuni grandi appuntamenti ecclesiali in calendario per l’autunno del prossimo anno:
-La XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si celebrerà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre 2015, sul tema La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo. Alla Relatio Synodi, redatta dall’Assemblea Generale Straordinaria dell’ottobre scorso, è stata aggiunta una serie di domande al fine di ottenere l’apporto della base per la preparazione dell’Instrumentum laboris.
-Il V Convegno Ecclesiale Nazionale, che si terrà a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015, sul tema In Gesù Cristo il nuovo umanesimo. “Va inteso bene – osserva il card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano – il senso dell’aggettivo nuovo. Il nuovo non è l’inedito ad ogni costo. Piuttosto nuovo è camminare non perdendo l’origine, è un ri-cominciare (…), un trapiantare l’antico in un suolo nuovo”.
-Il L anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II che, a livello diocesano, verrà ricordato il 5 dicembre 2015 con un convegno di studio coordinato dal prof. Boris Ulianich. Il Concilio è e resta la magna charta di una Chiesa che “sotto la parola di Dio, celebra i misteri di Cristo per la salvezza del mondo”. Il Vaticano II ha ancora molta semente da spargere: siamo ben lungi dall’aver esaurito la sua scorta!
CONSIGLIO PASTORALE
Nel tempo d’Avvento la Chiesa ci fa sentire l’eco della voce del Precursore; il termine “cursore” riflette il suo etimo latino cursor, che esprime il concetto di qualcosa che corre e che ha la funzione di indicare. Lo sguardo che coglie la pienezza del tempo: questa è l’immagine più autentica del Battista, la cui esistenza intera ha avuto la missione di indicare: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo” (Gv 1,29). “Tutto in lui – osserva Romano Guardini – urge verso Cristo, a essere con Lui, a immergersi nel Regno di Dio”. Giovanni non concentra l’attenzione su di sé, ma annuncia i prodigi dei tempi messianici; egli si dispone a lasciare la parola al Verbo di Dio facendo sentire la sua voce, che non conosce conformismi o compromessi. Non teme Erode, che pure lo considera “uomo giusto e santo” (Mc 6,20), dinanzi al quale appare non come “una canna sbattuta dal vento” (cf. Mt 11,7), ma come una quercia che non si piega ma può essere solo spezzata.
La testimonianza del Battista chiama la Chiesa a conversione e la sollecita a diminuire, cioè non a togliere qualcosa, ma a tagliare, nel duplice senso di incidere e potare, tutto quello che le impedisce di “andare oltre”, cioè sia di scorgere nell’ordinarietà della vita pastorale non una distesa polverosa di gesti ripetitivi ma un campo seminato dalla grazia divina, sia di trovare soluzioni nuove persino in situazioni bloccate. È, però, impossibile “andare oltre” senza il silenzio dell’ascolto delle Scritture, custodito attraverso la prassi della lectio divina e amplificato mediante la pratica dell’adorazione eucaristica. Lo “stare in silenzio davanti al Signore” (cf. Sal 37,7), realmente presente nel Sacramento dell’Altare, apre la strada all’annuncio del Vangelo. “Se non proviamo l’intenso desiderio di comunicare il Signore – scrive Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium – abbiamo bisogno di soffermarci in preghiera per chiedere a Lui che torni ad affascinarci”.
È a partire da questa “sosta” che è necessario “ripartire”, vincendo ogni forma di stanchezza, di pigrizia e di tristezza. “Perché – si è chiesto, di recente, Papa Francesco – ci sentiamo più sicuri nella tristezza che nella consolazione? Perché nella tristezza ci sentiamo quasi protagonisti. Invece nella consolazione è lo Spirito santo il protagonista! È Lui che ci consola, è Lui che ci dà il coraggio di uscire da noi stessi. È Lui è che ci porta alla fonte di ogni vera consolazione, cioè il Padre”. La vita pastorale nasce e si nutre della grazia del dialogo con il Signore, il quale ci sollecita, mediante il suo Spirito, a prepararci interiormente e a vivere intensamente alcuni grandi appuntamenti ecclesiali in calendario per l’autunno del prossimo anno:
-La XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, che si celebrerà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre 2015, sul tema La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo. Alla Relatio Synodi, redatta dall’Assemblea Generale Straordinaria dell’ottobre scorso, è stata aggiunta una serie di domande al fine di ottenere l’apporto della base per la preparazione dell’Instrumentum laboris.
-Il V Convegno Ecclesiale Nazionale, che si terrà a Firenze dal 9 al 13 novembre 2015, sul tema In Gesù Cristo il nuovo umanesimo. “Va inteso bene – osserva il card. Angelo Scola, Arcivescovo di Milano – il senso dell’aggettivo nuovo. Il nuovo non è l’inedito ad ogni costo. Piuttosto nuovo è camminare non perdendo l’origine, è un ri-cominciare (…), un trapiantare l’antico in un suolo nuovo”.
-Il L anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II che, a livello diocesano, verrà ricordato il 5 dicembre 2015 con un convegno di studio coordinato dal prof. Boris Ulianich. Il Concilio è e resta la magna charta di una Chiesa che “sotto la parola di Dio, celebra i misteri di Cristo per la salvezza del mondo”. Il Vaticano II ha ancora molta semente da spargere: siamo ben lungi dall’aver esaurito la sua scorta!
+ Gualtiero Sigismondi, Vescovo di Foligno
19-12-2014