La Chiesa ha sempre considerato il dies natalis dei santi quello della loro nascita al cielo. Nel piano salvifico di Dio il sacrificio di Feliciano non è rimasto senza frutto: la nostra Diocesi è infatti fiorita dalla semenza del suo sangue. Il nostro Santo Patrono, ne è testimone la venerazione unanime da parte dei folignati, è allo stesso tempo fondatore della nostra Chiesa particolare e difensore della nostra città. La sua intercessione ci ottenga non solo autentici viri ecclesiastici, ma anche uomini e donne disposti a dedicarsi all’impegno socio-politico, come espressione della caritas nella polis, nell’era dei social network in cui la differenza tra politico e pre-politico è più permeabile.
Prendendo spunto da una riflessione proposta dal Cardinale vietnamita François-Xavier Nguyễn Vãn Thuận – morto nel 2002 –, citata nel messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale della Pace 2019, è opportuno declinare le “beatitudini del politico”, della sua peculiare vocazione alla carità nell’ambito civico.
Beato il politico povero in spirito, cioè libero dalla ricerca dell’esclusivo profitto personale o di un gruppo, interessato solo al rispetto della dignità umana e al perseguimento del bene comune, in quanto “bene di tutti gli uomini e di tutto l’uomo”.
Beato il politico che ascolta il pianto o il grido della gente bisognosa di aiuto, che non trascura di promuovere la pace sociale e legge la realtà con un vigile senso critico, sapendo discernere le ragioni sia dalle emozioni, sia dalle rivendicazioni.
Beato il politico mite e umile di cuore, che non occupa spazi ma avvia processi, esercitando l’arte della mediazione, in una continua ricerca non di convenienze tattiche ma di convergenze strategiche, soprattutto quelle della solidarietà, che scrivono la storia.
Beato il politico che ha fame e sete della giustizia, che con un realismo appassionato e illuminato esplora percorsi virtuosi, testimoniando la pratica delle virtù umane, quali il rispetto reciproco, la sincerità, l’onestà, la lealtà, la fedeltà.
Beato il politico che non finge di essere misericordioso, perché sedotto dall’ambizione di rassomigliare ai cittadini, accreditandosi come populista, ma si lascia guidare unicamente dal desiderio di orientare e di guidare la crescita della società.
Beato il politico puro di cuore, non ricattabile, perché disposto a “perdere la gloria per salvare l’onore”, in grado di parlare con tutti “a viso aperto”, capace di alzare non la voce ma il tono della discussione, preferendo il pensare riflessivo al vociare emotivo.
Beato il politico operatore di pace che, con sano realismo, studia i dossier e non smanetta sul web, ascolta i ceti popolari e dialoga con gli uomini di cultura, sa leggere il presente e immaginare il futuro, coniugando concretezza e lungimiranza.
Beato il politico che, non perseguitato dall’assillo di essere rieletto, non rinuncia a imparare a congedarsi, favorendo il necessario ricambio generazionale, poiché l’eccessivo attaccamento al potere sbarra di fatto l’accesso alle nuove leve.
Beato il politico che, “con un’alta consapevolezza e una profonda coscienza del suo ruolo”, sa incassare insulti e giudizi gratuiti e che, dopo aver fatto il proprio dovere, matura la convinzione che il titolo più ambizioso da desiderare è quello indicato da Gesù ai suoi discepoli: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc 17,10).
La responsabilità per la civitas, che coinvolge tutti gli abitanti e in un modo più grave coloro che sono chiamati come cittadini ad amministrarla, “trova motivazione e orientamento dalla visione del bene da propiziare, difendere, costruire e dalla individuazione dei percorsi, delle possibilità realistiche per affrontare le problematiche emergenti e inevitabili”. L’Arcivescovo di Milano, Mario Delpini, le ravvisa non nel “capro espiatorio” del fenomeno delle migrazioni, bensì nella insostenibile crisi demografica, nella povertà di prospettive per i giovani, nelle difficoltà occupazionali persino nell’età adulta, nella solitudine il più delle volte disabitata degli anziani. Si tratta di problemi urgenti da affrontare con prudenza e con metodo, riconoscendo che la risorsa determinante della polis è la famiglia, sulla quale gli uomini e le donne impegnati in politica sono chiamati a investire le migliori energie per tessere la trama di una civitas più umana.
+ Gualtiero Sigismondi