Sabato 18 gennaio alle ore 21.00 presso la Pro-cattedrale di San’Agostino (Santuario Madonna del Pianto) l’Ufficio per l’ecumenismo ed il dialogo interreligioso della Diocesi di Foligno invita a partecipare alla preghiera ecumenica nell’ambito della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 18 al 25 gennaio 2020.
Durante l’incontro di preghiera, presieduto da Mons. Giovanni Nizzi Vicario generale della Diocesi di Foligno e da Padre Sebastian Lungu Parroco della Chiesa ortodossa rumena di Foligno-Spoleto, interviene Sorella Daniela Maria dell’Eremo Francescano di Campello. L’eremo risale all’anno mille, ma le prime notizie sicure si hanno nel trecento. E’ stato visitato da San Francesco e da San Bernardino da Siena, ma la grotta su cui sorge è del V secolo e pare fosse abitata da eremiti venuti dalla Siria. Ci sono attualmente quattro religiose del nucleo fondato negli anni venti da sorella Maria, francescana missionaria di Maria che abbandonò l’ordine per vivere una vita di preghiera e di povertà secondo lo stile di San Francesco d’Assisi.
L’incontro alla Porta d’Oro di Giotto (1303-1305 circa), affresco presso la Cappella degli Scrovegni di Padova è stato scelto per accompagnare il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2020 dal titolo “Ci trattarono con gentilezza”. Le Chiese cristiane di Malta e Gozo, che hanno preparato il materiale per questa settimana, ci propongono una storia di divina provvidenza e al tempo stesso di umana accoglienza; una storia riportata alla fine del libro degli Atti degli Apostoli e ambientata proprio a Malta e sul mare tempestoso che la circonda. “Questo racconto ci interpella come cristiani che insieme affrontano la crisi relativa alle migrazioni: siamo collusi con le forze indifferenti oppure accogliamo con umanità, divenendo così testimoni dell’amorevole provvidenza di Dio verso ogni persona?”. […] L’ospitalità è una virtù altamente necessaria nella ricerca dell’unità tra cristiani. […] La nostra stessa unità di cristiani sarà svelata non soltanto attraverso l’ospitalità degli uni verso gli altri, pur importante, ma anche mediante l’incontro amorevole con coloro che non condividono la nostra lingua, la nostra cultura e la nostra fede”.