“Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,44). Queste parole aprono la pagina evangelica che la Chiesa proclama oggi nella liturgia della Parola; ci assicurano che il Padre, senza violare lo spazio riservato al libero arbitrio, esercita una eccezionale forza di attrazione su ogni uomo. Attraverso il varco del Cuore trafitto di Cristo, crocifisso e risorto, ci introduce nell’abbraccio della sua infinita misericordia. L’allungarsi dell’ombra della morte su don Sergio non restringe ma allarga su di lui il cono di luce del giorno radioso e splendido della Pasqua del Signore.
L’attuale emergenza sanitaria ha costretto il nostro fratello, don Sergio, a essere solo nella malattia e, soprattutto, nel momento più delicato e drammatico della morte, dove la presenza e l’amore dei fratelli fanno la differenza. Riprendendo in mano uno dei suoi testi che traducono il messaggio angelano, ho trovato un frammento particolarmente adatto per il rito dell’ultima raccomandazione e commiato: “Tutti i nostri saluti – sono parole di Angela – abbiano il loro compimento nella Risurrezione del Signore e nel rinnovamento che Egli compie nelle persone amate in modo perfettissimo”. Benedicendo probabilmente Frate A., Angela pronuncia queste parole, che oggi riserviamo a don Sergio: “La luce, l’amore e la pace dell’Altissimo siano con te. La benedizione di Dio altissimo sia con te eternamente, figlio mio. Sta’ bene nel Dio-Uomo Gesù Cristo e nella Vergine sua Madre”.
La preghiera della Chiesa ci aiuta a interpretare i sentimenti di gratitudine che attraversano il cuore di tutti: dei familiari, del presbiterio diocesano e di quanti hanno incontrato don Sergio lungo la strada del servizio pastorale, in cui egli non ha esitato a collocarsi sulla corsia di sorpasso aperta dagli strumenti più moderni della comunicazione sociale. È per questo che, in età ormai avanzata, l’ho chiamato a presiedere la Fondazione San Domenico da Foligno, che ha il compito di coordinare e promuovere i mezzi di comunicazione della nostra Diocesi. Egli sapeva bene che i new media sono ben più di strumenti utilizzati dai fruitori, ma luoghi e ambienti che ospitano, che immergono gli utenti dentro la realtà che essi costruiscono.
C’è un’altra corsia, don Sergio carissimo, in cui oggi ti vediamo camminare, senza indugio, come eri solito fare nei sentieri del tempo: è “l’ultimo km” di quella lunga strada che dal fonte battesimale ti conduce, oggi, alla Gerusalemme del Cielo. “Venite, Santi di Dio, accorrete, Angeli del Signore, accogliete l’anima di don Sergio e presentatela al trono dell’Altissimo. Ti accolga Cristo che ti ha chiamato, gli Angeli ti conducano con Abramo in Paradiso”. Il premio riservato ai servi buoni e fedeli ti viene assicurato non tanto per i meriti dalla tua esemplare vita sacerdotale, quanto per la ricchezza dell’amore di Dio, “ricco di misericordia”.
+ Gualtiero Sigismondi