La Sacra Scrittura ci ha consegnato e la Tradizione della Chiesa ci ha proposto nel corso del tempo le opere di Misericordia Corporali e Spirituali per vivere ed alimentare la nostra alleanza con Dio e con il prossimo. In occasione del Giubileo straordinario della Misericordia (2015-2016), indetto da Papa Francesco per la ricorrenza del cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II, queste opere di misericordia erano state al centro di molta predicazione e meditazione. In questi giorni di Covid19 forse è bene rilanciarle. Ripassiamole: Le sette opere di misericordia corporale sono: dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, dare degna sepoltura ai morti. Le sette opere di misericordia spirituale sono: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. Forse è segno dei tempi, o forse siamo in tempi che stanno lasciando il segno ma la situazione suggerisce di integrare e di elaborare forme di misericordia appropriate e convenienti alla crisi contemporanea, prassi nuove che potremmo chiamare le sette opere di misericordia virtuale. La prima, in ordine logico, non può essere che: “Chi ha due Pc, Tablet, smartphone, wifi, giga ne dia uno a chi non ne ha”. Non è scontato che tutti siano in possesso degli strumenti adeguati per essere inclusi nel nuovo flusso di conoscenze e comunicazioni. Non tutti abitano in questo nuovo continente o hanno avuto possibilità di atterrare su questo moderno pianeta. A tal proposito un grande grazie va rivolto alle scuole, ai loro dirigenti e ai professori che in questi mesi si sono spesi, anche di tasca propria, perché più alunni possibili, soprattutto i meno abbienti, fossero in grado di poter accedere alla formazione digitale da casa. La seconda è necessaria: “Chi imparerà a spegnere il cellulare, ed insegnerà ad altri a fare altrettanto sarà considerato grande nel regno dei cieli”. La tecnologia è molto utile, ma deve restare una strumento. Il grande rischio è quello di pensare che esista solo quel mondo e che sia una panacea a tutti i mali. È quanto mai urgente recuperare e ridefinire i confini e i limiti della realtà virtuale, e non cadere in una tecnolatria. D’altro canto abbiamo la terza opera di misericordia virtuale e che riguarda una generazione che dimora nell’analfabetismo digitale: “Aiutare pazientemente ad usare e a vivere nella realtà digitale gli anziani, i meno portati, chi è totalmente digiuno o è assetato di conoscere,”. È palese che questa dimensione esista e si sta imponendo sempre con più intensa necessità. Questa è una grande occasione per riavvicinare due generazioni che silenziosamente si stavano allontanando seguendo ognuno i propri ritmi. Segue: “non dire fake news on line” o meglio “correggere e combattere le menzogne della rete”. Si può essere complici della divulgazione istantanea e globale del male, ma anche evangelizzatori e testimoni del bene, compiendo un grande servizio alla Verità. È virtuoso tutelare e difendere le sempre più persone che sono spogliate della loro dignità e denudate del loro onore con un click ed un post. “Andare ad evangelizzare fino a confini della rete”, è la quinta. L’opera di evangelizzazione e di santificazione resta la priorità della Chiesa e la missione di ogni battezzato. Come nel corso dei secoli si è raggiunto ogni angolo di ogni continente scoperto, così oggi più che mai la buona notizia deve innervare, vitalizzare, umanizzare e anche divinizzare questa nuova frontiera, questo inesplorato pianeta e coloro che lo abitano. Nuove dipendenze e nuove sindromi tecnologiche suggeriscono la sesta opera: “prendersi cura di chi è malato e di chi è prigioniero della realtà virtuale”. L’intossicazione da social e la overdose da cellulare, era, è e sarà l’epidemia più difficile da debellare. La settima ed ultima ha una tonalità ecologica: “Portare nei centri di smaltimento autorizzati i numerosissimi supporti elettronici morti e non più riparabili”. Stanno cambiando i nostri consumi e anche i nostri rifiuti. Questa è una tutela non solo dell’ambiente, ma soprattutto delle economie e delle popolazioni sfruttate per ricavare il materiale necessario alla produzione e alla continua ed esponenziale evoluzione. Le opere di misericordia si ispirano a Matteo 25, 31ss quando Gesù le elenca e commenta: “ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Chissà se intendeva anche le volte che stiamo su internet?!?! #chiciseparera
Don Giovanni Zampa, parroco dell’Unità pastorale Giovanni Paolo II