CONSIGLIO PASTORALE
A conclusione dell’Assemblea diocesana ho sottolineato che la strada maestra della “conversione missionaria della pastorale” ha tre corsie. La prima di esse è riservata ai ministri ordinati, chiamati a dedicare energie nuove alla direzione spirituale e al sacramento della Riconciliazione. Privilegiare la pastorale “a goccia”, rispetto a quella “a pioggia”, è un sicuro investimento missionario e un efficace integratore della “pastorale vocazionale”. Il gemito della carenza di preti, che è la voce del desiderio di una Chiesa “in uscita”, non autorizza a riaprire la stagione dei clerici vagantes. Papa Francesco, il 16 settembre 2016, incontrando i vescovi di recente nomina ha rivolto loro questo forte appello: “Vi prego di agire con grande prudenza e responsabilità nell’accogliere candidati o incardinare sacerdoti nelle vostre Chiese locali. Ricordate che sin dagli inizi si è voluto inscindibile il rapporto tra una Chiesa locale e i suoi sacerdoti e non si è mai accettato un clero vagante o in transito da un posto all’altro”.
Il cronicizzarsi della carestia di preti è arginato, in parte, dalla presenza dei religiosi che fungono, per così dire, da “ammortizzatori pastorali”. Questo dato positivo, che è una vera e propria benedizione, non ci permette di rimanere inerti, aspettando che spunti qualche “virgulto”, così come crescono i funghi fuori stagione. È giunta l’ora di guardare la realtà “a viso aperto”, chiedendoci come mai la nostra Chiesa particolare non sia un “vivaio” di vocazioni.
– La prima iniziativa di pastorale vocazionale è la preghiera assidua e contemplativa, come raccomanda Gesù stesso ai settantadue discepoli nell’inviarli in missione (cf. Lc 10,2). È necessario, con cadenza regolare e non una tantum, educare il popolo di Dio a non trascurare la preghiera di adorazione per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Il primo giovedì di ogni mese, ormai da anni, presiedo un incontro di preghiera vocazionale presso il Monastero di Sant’Anna: questo appuntamento sarei disposto a cancellarlo dal calendario diocesano se nelle parrocchie ci si decidesse, senza indugio, a fare altrettanto!
– Ambiente vitale della pastorale vocazionale è la direzione spirituale, in cui è possibile scoprire “i germi di vocazione che il Signore, a piene mani, sparge nel campo della Chiesa”. A conclusione dell’Anno santo Papa Francesco ci ha raccomandato di tenere aperta la “Porta della misericordia”, quella del sacramento della Riconciliazione, che è il “portale” della direzione spirituale. Le energie che vengono investite, con commovente generosità, in tanti rivoli di pastorale giovanile non portano frutto se manca all’appello la direzione spirituale e la proposta degli esercizi spirituali, che hanno la funzione di orientare i giovani a decidere della loro vita.
L’animazione vocazionale ci interpella seriamente, se non altro per il vincolo missionario che la fecondità vocazionale manifesta. L’aridità vocazionale è un chiaro sintomo della sterilità missionaria! Nel fare la diagnosi di tale situazione non ci si può limitare a cercarne le cause nel calo demografico, amplificato dalla concreta situazione esistenziale di tante “famiglie ferite”. Non si può rinunciare nemmeno a farsi interrogare dall’indifferenza delle giovani generazioni verso la Chiesa, addebitandola al fascino che esercita su di esse il mondo, senza imputarla anche al fatto che la nostra testimonianza cristiana non riesce a far comprendere loro che la vita di fede non si riduce ad una mera osservanza di “doveri da compiere”.
La siccità del lungo “inverno vocazionale” non accenna a lasciare spazio alla primavera; nella fredda realtà evocata da questa immagine non si cela un sentimento di frustrazione, ma un appello a prestare maggiore attenzione alle dimensioni da cui trae vigore ogni autentica pastorale vocazionale: la preghiera incessante al “Signore della messe” (cf. Mt 9,35-38); la testimonianza di sacerdoti e religiosi dalla luminosa identità; l’ambiente sereno di famiglie cristiane in cui si educa alla vita buona del Vangelo. Può essere utile, al riguardo, lasciarsi interpellare da questa domanda: quale clima spirituale si respira nelle nostre famiglie che, come scriveva San Giovanni Paolo II nella Familiaris consortio, sono “il primo e miglior seminario della vocazione alla vita di consacrazione al Regno di Dio”?
+ Gualtiero Sigismondi
16-12-2016