Esequie del Sen. Luciano Radi

02-06-2014

Il Signore, che ‘dispone i tempi del nascere e del morire’, ci fa celebrare le esequie del Sen. Luciano Radi, colto dal sonno della morte nella solennità dell’Ascensione; noi lo affidiamo al Signore consegnando alla terra le sue spoglie mortali nella festa nazionale della Repubblica. Queste singolari coincidenze sono il segno di quella Provvidenza d’amore che guida la storia e la vita di ciascuno; sono coincidenze che, come una ineffabile carezza, infondono serenità in tutti, amici e parenti, in particolare alla figlia Chiara e al fratello Leonello.

‘Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio’ (Col 3,1). Questo invito è risuonato nel canto al Vangelo; il brano proclamato contiene una parola di Gesù (cf. Gv 16,32) che, forse inconsapevolmente, ha dato il titolo ad una pubblicazione di Luciano, Non sono solo, che raccoglie i pensieri di ‘un anziano prete di campagna che aveva già festeggiato le nozze d’oro con la sua Parrocchia e che si preparava a concludere i suoi giorni’. Non posso fare a meno di citare qualche frammento dell’ultimo capitolo, intitolato L’ora si avvicina. ‘Avverto le sensazioni e le emozioni del passaggio; non so come questo mio cuore continui a battere e il cervello a darmi pensieri. La parabola di questa meravigliosa avventura sta proprio per concludersi. Credevo di essere investito da un freddo gelido ed invece un fuoco mi arde dentro e mi incendia (‘). L’ora si avvicina, sono sulla soglia dell’aldilà e la bellezza dei nuovi mondi già sublima il tormento della mia carne (‘). La  mia anima torna alla sorgente, nel grembo dell’amore. In questo momento conclusivo non sono solo (‘). È con me, sin dall’inizio del tempo, il Figlio dell’Uomo, a consolarmi, a tenermi compagnia (‘). Si può credere e non credere, ma ciò che non si può è sottrarsi a questo passaggio. Chi crede ha il dono di assaporare subito la letizia dell’Assoluto; chi è convinto di non credere, invece vedrà, quando avrà chiuso l’uscio alle sue spalle’.

Fratelli carissimi, con la morte, ‘un’imminenza che ci sovrasta’, tutti dobbiamo fare i conti! Nelle pagine di Non sono solo, in cui Luciano amplifica la voce di un prete che si dispone a varcare ‘il muro di cinta della propria esistenza’, si legge che ‘la morte ci ghermisce, il domani è sempre un giorno incerto. Beato chi ha sempre dinanzi agli occhi l’ora della morte e che a morire si prepara ogni giorno!’. La morte ci interroga perché ci ricorda che la via di ciascuno ci conduce in una valle oscura in cui nessuno può accompagnarci. Solo Cristo sarà lì ad attenderci, sulla strada dell’ultima solitudine! ‘Se scendo negli inferi, eccoti’, dice il Salmo 139. Egli è disceso nella profondità della morte, ha partecipato all’abisso del travaglio del nostro destino, ‘ma Dio l’ha risuscitato’ (At 3,15) schiacciando il rullo compressore della morte con la pietra che sigillava il sepolcro. La fede pasquale ‘trasforma la tristezza della morte nell’ansia di un viaggio verso l’Amore’, che ‘ci fa partecipare alla misteriosa simbiosi del finito con l’Infinito’.

 

Fratelli carissimi, davanti alle spoglie mortali di una persona cara e nota a tanti giunge puntuale un interrogativo: che cosa sarà della vita di Luciano, del suo lavoro, del suo impegno civile? La Scrittura risponde con chiarezza: ‘Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio’ (Sap 3,1). Dinanzi a questa bara si affaccia anche un’altra domanda: qual è l’eredità che Luciano lascia a quanti sono impegnati a governare la comunità civile? Oso rispondere liberamente, come Paolo nella sinagoga di Efeso (cf. At 19,8), parlando apertamente ‘non in modo velato’, come ha fatto Gesù con i suoi discepoli (cf. Gv 16,29). Mi vengono in soccorso alcuni pensieri di Alfredo Carlo Moro, fratello del grande Statista ucciso dagli uomini delle Brigate rosse nella primavera del 1978. ‘Serve una politica che non si appiattisca nel piccolo orizzonte elettorale ma cerchi il bene comune: una politica basata sull’attenzione verso il nuovo che avanza e le esigenze più profonde dell’uomo e sull’ascolto delle proposte giuste suggerite da chiunque. Serve una politica che tende a tradurre, per quanto possibile, i grandi valori anche del messaggio cristiano nella vita sociale ma mantenendo la distinzione tra fede e storia e tra messaggio di salvezza e autonomia delle realtà terrene: una politica rispettosa della Chiesa ma anche dello Stato e che non cerca di strumentalizzare la religione mercanteggiando privilegi in cambio di consensi. Serve una politica fatta di riflessione ed approfondimento dei problemi e non sostanzialmente pubblicitaria in cui il carisma dell’immagine è a tutto scapito del carisma delle idee e che ricorre spesso alla pubblicità ingannevole: una politica dell’incontro che si contrappone a una politica dello scontro per cui è più significativo essere contro qualcuno che costruirsi un’identità e un programma. Serve una politica della lealtà contro una imperante politica della furbizia tutta imperniata su tatticismi e sul proclamare nei programmi una cosa convinti di realizzarne in realtà un’altra: una politica radicata nella ricerca dei valori e nella capacità progettuale contro una politica ridotta a pragmatica gestione dell’esistente. Serve una politica della graduale tenace costruzione contro una politica dell’improvvisazione e del continuo mutamento a seconda delle convenienze del momento’.

 

Fratelli carissimi, nel domandare al Signore che assista ‘con la sua sapienza coloro che ci governano, perché illumini la loro mente e il loro cuore a cercare il bene comune’, chiediamoGli di accogliere Luciano in Paradiso e facciamolo con le stesse parole di quell’anziano prete, incontrato ‘in Umbria in un paesino di mezza costa’, di cui egli ci ha fatto conoscere lo straordinario taccuino. ‘O Signore, solleva il mio spirito alla contemplazione del Tuo volto e fa’ che il desiderio di vederti sia così forte da sottrarmi alle insidie del corpo! Ti offro il travaglio della mia vita, con le sue luci e le sue ombre: i miei slanci, le mie debolezze, i miei rimorsi. Accoglimi così come sono, spoglio di meriti, ma con il desiderio di incontrarti, di averti. Sono sorretto da una certezza: al di là dei confini della carne ci sarà il pieno possesso di Te, la Tua luce sconfiggerà ogni ombra e l’alternarsi delle notti e dei giorni seguirà l’eterna luce del Tuo amore’.

 

+ Gualtiero Sigismondi, Vescovo di Foligno