Esequie di Valter Baldaccini ‘ Cannara, 8 maggio 2014
‘Anche la mia carne riposerà nella speranza, perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi’ (At 2,26-27): questa parola di vita, risuonata a cielo aperto, illumina la nostra preghiera di suffragio per l’Ingegner Baldaccini e di conforto per i suoi familiari. Dinanzi all’enigma della morte è difficile trovare parole leggere e delicate, che tocchino le ferite senza irritarle. Solo la fede osa rompere il silenzio con un annuncio paradossale: Dio ha fatto sua la morte per dare a noi la vita. Egli, infatti, è disceso nella profondità della morte, è realmente morto e ha partecipato all’abisso del travaglio del nostro destino di morte. ‘Egli ‘ scrive sant’Atanasio ‘ ha distrutto la morte come fa il fuoco con una fogliolina secca’.
‘Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno’ (Gv 6,44). Questo annuncio pasquale ci assicura che nemmeno la morte può vincere la forza di attrazione che l’amore di Dio esercita su ogni uomo. La morte, pur nella sua oscurità, è una sorta di ‘cuscinetto’ tra la vita terrena e quella eterna. La fede lubrifica il ‘cuscinetto’ della morte, riducendo l’attrito del dolore che essa provoca. Ho osato suggerire questo pensiero al nostro fratello Valter quando la morte aveva ormai aperto le sue fauci e lui mi confidava di volersi preparare a ‘vivere la morte’ come atto di definitiva consegna nella mani di Dio, in attesa di contemplare ‘faccia a faccia’ il suo Volto, in un a tu per tu totale, a carte scoperte. In quel dialogo, fatto di lunghe pause di silenzio, ho sentito l’eco del Salmista: ‘Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita’ (Sal 16,5). In quel dialogo, registrato dall’intensità degli sguardi, ho sperimentato che una persona tende a morire come è vissuta.
Di fronte alla bara che contiene le spoglie mortali dell’Ingegner Baldaccini sorge una domanda: che cosa sarà della sua vita, del suo lavoro, del suo servizio nella società? La Scrittura risponde con chiarezza: ‘Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio’ (Sap 3,1). La mano è segno di accoglienza e di protezione, è segno di un rapporto personale di rispetto e di fedeltà. I defunti sono nelle mani di Dio: tutto di loro è ben custodito e non sarà corroso dalla morte. Sono nelle mani di Dio tutti i loro giorni intessuti di gioie e di sofferenze, di speranze e di fatiche, di fedeltà al Vangelo e di infedeltà. Anche i peccati, tutti i nostri peccati sono nelle mani di Dio! Quelle mani sono misericordiose, mani ‘piagate’ d’amore. San Pietro apostolo, richiamando un testo di Isaia, scrive: ‘Dalle sue piaghe siete stati guariti’ (1Pt 2,24; cf. Is 53,5). ‘Le piaghe di Gesù ‘ osserva Papa Francesco ‘ sono scandalo per la fede, ma sono anche la verifica della fede. Per questo nel corpo di Cristo risorto le piaghe non scompaiono, rimangono, perché quelle piaghe sono il segno permanente dell’amore di Dio per noi, e sono indispensabili per credere in Dio. Non per credere che Dio esiste, ma per credere che Dio è amore, misericordia, fedeltà‘.
‘Grazie, Grazie’: così mi ha salutato l’Ingegner Baldaccini in quello che sarebbe stato il nostro ultimo incontro, sabato scorso, quando ha ricevuto il sacramento dell’unzione degli infermi. Siamo noi, carissimo Valter, a dirti un immenso ‘grazie’: te lo dicono i familiari con l’inchiostro delle lacrime del dolore distillate dall’amore; te lo dice la comunità di Cannara che ti ha visto crescere in età e sapienza; te lo dice, con un nodo alla gola, la grande ‘famiglia’ dell’Umbra group che hai fatto volare alto; te lo dice la città di Foligno che ha riconosciuto nell’Umbra cuscinetti una delle sue ‘eccellenze’; te lo dico anch’io per la franchezza dei nostri dialoghi, sempre ‘a viso aperto’, fino all’ultimo quando mi hai chiesto di presiedere le tue esequie. Sia il Signore a dirti il ‘Grazie’ più vero, quello della beatitudine, della luce e della pace.
‘Vieni, ricevi in eredità il Regno’ (cf. Mt 25,34), perché ero senza lavoro e me lo hai dato. Chissà se il Signore avrà accolto Valter con questo saluto oppure così: ‘Bene, servo buono e fedele; prendi parte alla gioia del tuo Padrone (Mt 25,21)’. Questa è la ricompensa che il Signore assicura a chi mette a frutto i talenti ricevuti, come ha fatto il nostro fratello Valter, che ha voluto sperimentare il ‘cuscinetto’, brevettato dalla Dottrina sociale della Chiesa, che favorisce la corresponsabilità dei lavoratori nella gestione dell’impresa. ‘Grazie’, carissimo Valter, per averci lasciato in eredità l’invito a collaudare questa preziosa e originaria unità fra guadagno e dono. ‘Quando il potere economico è uno strumento che produce tesori che si tengono solo per sé, nascondendoli agli altri ‘ ha ammonito di recente Papa Francesco ‘, esso produce iniquità, perde la sua originaria vocazione positiva (‘). Invece, quando i beni di cui si dispone sono utilizzati non solo per i propri bisogni, essi diffondendosi, si moltiplicano e portano spesso un frutto inatteso. Infatti vi è un originale legame tra profitto e solidarietà, una circolarità feconda tra guadagno e dono’.
Fratelli carissimi, Valter ha compiuto nella morte il definitivo ‘decollo’, quello che non conosce ‘atterraggio’, verso il ‘porto’ della misericordia e della pace. Se guardiamo la realtà della morte solo con occhio umano siamo portati a dire che il cammino dell’uomo va dalla vita verso la morte. Ma la Pasqua di Cristo, che ha imposto alla morte un limite invalicabile, ha capovolto questa prospettiva: il nostro pellegrinaggio va dalla morte verso la vita piena! Quindi la morte sta dietro, alle spalle, non di fronte a noi: davanti a noi sta ‘il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe’, che ‘non è Dio dei morti, ma dei viventi!’ (Mc 12,27).
Mettiamo nelle mani della Vergine Maria, ‘unica lampada accesa al sepolcro di Gesù’, la nostra preghiera di suffragio per Valter e di conforto per i suoi familiari: la mamma Rosina, la moglie Mariangela, i figli Antonio, Leonardo e Beatrice. Sia la ‘Madre del Redentore’, che ha preceduto e svegliato l’aurora del Sole di Pasqua, a ravvivare la certezza che il nostro fratello Valter ‘riposa nella speranza’. Sia Lei, ‘Ausiliatrice dei cristiani’, a tergere le nostre lacrime e a far sì che ‘la nostra fede e la nostra speranza siano rivolte verso Dio’ (cf. 1Pt 1,21).
+ Gualtiero Sigismondi, Vescovo di Foligno