Ci sono parole nella Bibbia che hanno il sapore del vento che soffia a primavera. Fra di esse vi sono quelle appena proclamate: ‘Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione’ (Lc 4,18). Sono parole che il Signore applica a sé ma che riguardano ciascuno di noi, popolo sacerdotale: fedeli laici e ministri ordinati. I testi della Messa crismale si aprono emblematicamente con l’acclamazione a Cristo, ‘che ha fatto di noi un regno e ci ha costituito sacerdoti per Dio, suo Padre’, e sviluppano con ampiezza il tema del sacerdozio comune e quello del sacerdozio ministeriale, che non ci autorizza a distinguerci in fratelli e confratelli. La parola confratello l’ho sempre usata con diffidenza: è titolo di casta! In tutta la Bibbia non ricorre neppure una volta, in nessun contesto. Sento la necessità di farne a meno non per negare la ‘differenza sostanziale e non solo di grado’ tra ministri ordinati e fedeli laici, ma per sottolineare la comune dignità battesimale, che al termine fratello non ha bisogno di aggiungere alcun prefisso.
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