L’amorevole trama di intercessione della Madre di Dio, che “ha tessuto nel suo grembo verginale l’umanità di Cristo”, ci raccoglie oggi in questo santuario diocesano per rinnovare il nostro solenne omaggio di gratitudine alla Madonna del Pianto. “D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata” (Lc 1,48): questa profezia che la Vergine Maria compie nel Magnificat si realizza da secoli anche nella nostra città che, nonostante l’incalzare della fase pandemica della distrazione spirituale, continua a tenere fisso lo sguardo su di Lei, poiché negli occhi di Maria si nascondono e si affacciano quelli del Figlio suo.
Nella vita terrena di Gesù la Vergine ha dialogato con il Figlio suo soprattutto con lo sguardo. Lo ha fatto a Betlemme quando, dopo aver adagiato il bambino nella mangiatoia, lo ha velato con il manto dello stupore dei suoi occhi, illuminati dal profondo silenzio del suo cuore (cf. Lc 2,19). È ancora lo sguardo di Maria a parlare quando presenta Gesù al tempio e Simeone lo accoglie tra le braccia, annunciandole la profezia della croce (cf. Lc 2,34-35), che la vedrà, desolata, ai piedi di quell’albero “fecondo e glorioso” ad offrirgli l’omaggio del suo sguardo materno, grondante di lacrime (cf. Gv 19,25). Sempre a Gerusalemme, dopo tre giorni di angosciosa ricerca, gli occhi di Maria trovano riparo in quelli di Gesù, il quale con disarmante semplicità ricorda a Lei e a Giuseppe: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2,49).
Forse, l’intreccio degli sguardi tra Maria e Gesù raggiunge a Cana di Galilea, nel contesto di una festa di nozze, la misura alta dell’audacia, quella dell’intercessione: “Non hanno vino” (Gv 2,3). La sua sollecitudine previene la difficoltà che avrebbe fatto naufragare la gioia degli sposi. Solo gli occhi di una madre riescono a prevedere e a giungere in anticipo ovunque ci sia un pericolo per i propri figli. Le viscere materne, dopo il parto, affidano alle palpebre il compito di muoversi, di battere all’unisono con il cuore; la gestazione non termina al nono mese ma continua per tutta la vita nell’abbraccio dello sguardo. Gli occhi di una madre, conoscendo il peso dell’insonnia, rimangono sempre aperti sui figli, anche dopo l’ultimo respiro.
Di questo dà testimonianza Maria, non solo sul Golgota, ma anche a Cana di Galilea: Ella, accorgendosi che è venuto a mancare il vino, osa sporgersi; nella sua materna premura chiede a Gesù di guardare all’indigenza dei due sposi novelli, ma si sente dire: “Donna, che vuoi da me?” (Gv 2,4). Si tratta di un interrogativo analogo a quello rivolto da Gesù a chi lo informa, mentre sta parlando alla folla, che sua madre e i suoi fratelli cercano di avvicinarlo: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?” (Mt 12,48). Maria, a Cana, non si lascia impressionare dalla risposta di Gesù: quello che la sua voce non riesce a ricevere lo ottiene lo sguardo. Non c’è nulla di più disarmante delle lacrime che grondano dagli occhi di una madre: tanto quelle di gioia, sparse come un fiume dopo il parto, quanto quelle di dolore, col sapore di sale, per la salute del corpo e dello spirito dei figli.
Fratelli e sorelle carissimi, nell’anno che si è appena concluso per ben due volte, il 7 marzo e il 6 novembre, ho disposto l’ostensione straordinaria dell’immagine della Madonna del Pianto a causa dell’emergenza sanitaria che stenta a rientrare. Secondo l’antica consuetudine del popolo folignate nel tempo della prova, già in passato, in seguito agli eventi sismici del 2016, ho preso la ferma decisione di affidare, anche ai nostri occhi, le preghiere e le suppliche da presentare alla Madonna del Pianto, Patrona della diocesi e della città di Foligno. A Lei non osiamo chiedere di ripetere quanto ha detto al Figlio suo a Cana: “Non hanno vino” (Gv 2,3); piuttosto Le domandiamo di farci sentire quello che ha consigliato ai servitori: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5).
“Riempite d’acqua le anfore” (Gv 2,7): questo comando è rivolto a noi, oggi, in un tempo segnato da “dure prove e stimolanti avventure”. Nelle circostanze attuali coloro che hanno saputo interpretare alla lettera questo comando sono i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari. Sono loro che hanno riempito, “fino all’orlo”, le anfore della solidarietà con l’acqua viva della fraternità. Se l’uomo è chiamato a tramutare nelle anfore della solidarietà l’acqua viva della fraternità, solo Dio può farla diventare “vino buono”. C’è grande bisogno di “vino buono” nel tessuto ecclesiale e di “vino nuovo” nel corpo sociale. Nella Chiesa il “vino buono” viene dai vitigni della concordia; nella società civile il “vino nuovo” proviene dalle cantine del bene comune.
Preghiera di affidamento alla Madonna del Pianto
Sotto la tua protezione cerchiamo riparo, Santa Madre di Dio: a te volgiamo fiduciosi il nostro sguardo, perché nei tuoi occhi si affacciano quelli del Figlio tuo.
Ti affidiamo l’otre delle lacrime di chi soffre nel corpo e nello spirito: ascolta il loro lamento e rischiara le loro tenebre con la luce serena dell’abbandono alla fedeltà di Dio.
Ti consegniamo le lacrime procurate dal flagello del coronavirus: veglia sull’incolumità delle nostre famiglie e fa’ che la presente trepidazione si trasformi in gioioso ringraziamento.
Ti presentiamo le lacrime che “grondano notte e giorno, senza cessare”, dagli occhi di chi ha perso una persona cara: ispira loro il silenzio, pieno di attesa, del Sabato santo.
Ti preghiamo per chi, carico di anni, è visitato dal pianto della solitudine: fa’ che il loro cuore desolato sia rianimato da intrepidi missionari delle opere di misericordia.
Ti mostriamo le lacrime miste a sudore dei medici, degli infermieri e degli operatori sanitari: lenisci la loro fatica, mirabile segno di carità concreta, generosa e senza limiti di tempo.
Ti chiediamo di assistere con la tua sapienza coloro che governano la comunità civile: apri i loro occhi, perché cercando il bene comune non trascurino le lacrime dei poveri.
Ti confidiamo la preoccupazione per le pesanti conseguenze economiche dell’attuale emergenza sanitaria: fa’ che a nessuno manchi il pane, la casa e il lavoro.
Ti supplichiamo di ascoltare il pianto di chi non ha più lacrime da versare: lubrifica i loro occhi con il “collirio” della speranza e della “santa letizia”.
Alla tua amorevole trama d’intercessione ci abbandoniamo fiduciosi, Santa Vergine del Pianto: a te il Figlio tuo ha riservato i diritti d’Autore sulle nostre lacrime.
+ Gualtiero Sigismondi