“I cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa “. Abbiamo appena ascoltato queste parole sulla bocca di Salomone. Se i cieli dei cieli non possono contenere Dio, qual è dunque il senso della festa della dedicazione della cattedrale di san Feliciano, chiesa importante per il suo riferimento alla cattedra del vescovo, bella per la sua storia e la sua arte, ma pur sempre un punto infinitesimale rispetto ai cieli dei cieli, peraltro mentre rimane ancora chiusa in attesa della fine dei lavori di restauro?
L’importanza che la liturgia attribuisce a questa solennità si comprende alla luce del mistero dell’incarnazione. Dio abita l’universo intero, ma pur di farsi vicino a ciascuno di noi, si è fatto piccolo. Quando ha scelto l’antico Tempio costruito da Salomone come luogo speciale della sua dimora, egli preparava l’umanità a riconoscere in Gesù il tempio definitivo. Un tempio in cui Dio abita non per semplice presenza nella nostra carne, ma per assunzione della nostra carne. Gesù, il Verbo fatto uomo, è il nuovo e unico tempio. Le nostre belle cattedrali, perle di una civiltà cristiana che ha segnato la storia, ma che è ora sferzata dai venti di una crisi epocale, sono luoghi privilegiati di fede e di cultura. Nel loro simbolismo teologico e liturgico, sono i luoghi in cui una Chiesa particolare si esprime nella sua pienezza quando vi si raccoglie col vescovo per la celebrazione eucaristica. È il nostro caso oggi. È bello raccoglierci insieme, pregare, guardare al cammino pastorale che ci attende. Proprio per guardare avanti, mi sembra utile ricordare che, per tre secoli, il cristianesimo non si espresse nelle cattedrali, ma fu seminato e germogliò nelle case. Furono le case cristiane il vivaio delle future cattedrali. Nei successivi diciassette secoli si sarebbe poi plasmato il paesaggio cristiano fatto di chiese, campanili, canoniche, oratori, edifici scolastici, strutture sanitarie, biblioteche e università, e tante altre istituzioni ispirate dalla fede. Ma tutto nacque e si forgiò in quel vivaio domestico dei primi tre secoli. Se oggi quel vivaio inaridisce, se le famiglie non hanno più il sapore del Vangelo, se i nostri giovani sono plasmati solo dai social e le loro nuove cattedrali sono gli smartphone, anche il panorama delle nostre mirabili cattedrali si candida a diventare un immenso museo. Il Vangelo del tempio purificato da Gesù a suon di cordicelle ci scuote. Gesù freme. Poteva, la casa del Padre, essere ridotta un mercato? Possiamo forse oggi tradurre: potranno, le nostre cattedrali, ridursi a musei? Diciamolo con spietato realismo: se il Vangelo non torna nelle case, prima o poi sarà inevitabile. Il nostro programma pastorale sulla nuova frontiera della missione – Vangelo, famiglia, giovani – acquista attualità stringente col passare dei giorni, a mano a mano che il declino della fede nella cultura appare più evidente. A questo punto le parole roventi che Gesù pronuncia nel tempio di Gerusalemme risuonano per noi con tutta la forza di un interrogativo vitale: Chiesa di Foligno, chi è Gesù per te? Cristiano di questa antica e bella Chiesa fondata da San Feliciano, quanto Gesù abita la tua vita, i tuoi pensieri, i tuoi sentimenti, i tuoi progetti? Che spazio ha nella tua casa, nella tua famiglia, nei tuoi rapporti, nel tuo ufficio, nella tua scuola, nel tuo luogo di lavoro? Gesù è il nuovo e unico tempio dell’umanità, di cui tutti i templi costruiti dalle nostre mani sono evocazioni e attualizzazioni, ma guai se dovessero essere cattedrali nel deserto della fede.
È questo, cari fratelli e sorelle, l’orizzonte in cui vi consegno oggi il programma pastorale, elaborato alla luce del confronto sinodale compiuto nella nostra assemblea di giugno e di quello della Chiesa sorella di Assisi-Nocera-Gualdo. Il tema è “carità politica per una Chiesa radicata nel territorio e nella storia”: si tratta di una dimensione del messaggio appena ricevuto dalla parola di Dio. Il nuovo tempio che Dio vuole erigere in seno all’umanità è nient’altro che Gesù: Gesù che vuole essere testimoniato in tutti gli aspetti della nostra vita, anche quella sociale, perché essa sia sempre più bella, fraterna, solidale, rispettosa della dignità umana, accogliente e inclusiva. Se la Chiesa è chiamata ad essere il segno e lo strumento dell’unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano (Lumen Gentium 1), lo può essere solo se realizza quanto ci ha spiegato il brano della lettera agli Efesini: nella misura in cui Gesù è la pietra angolare, su cui poggia e da cui si dirama l’edificio spirituale che tutti noi formiamo e che ci rende “familiari” di Dio, cioè parte viva della famiglia trinitaria, continuazione della famiglia di Nazareth che si moltiplica nella storia in tutte le case cristiane.
Da quando ho avuto la gioia di essere vostro pastore, non vi ho dato altro programma, anche se ogni anno lo stiamo declinando in specifici accenti Il nostro programma è il Vangelo riportato soprattutto nelle nostre case, con la promozione di piccole comunità centrate sul Vangelo e la fraternità vissuta. È il Vangelo annunciato ai giovani, perché siano toccati dalla bellezza di Gesù e se ne innamorino. A tutto questo si aggiunge oggi un nuovo accento: l’attenzione al territorio, sia per l’annuncio cristiano che per la promozione umana. È questo che chiamiamo “carità politica”: la carità che si fa carico della “polis”, della città degli uomini, sviluppandosi in azioni ben strutturate che facciano dei nostri ambienti di vita, delle nostre istituzioni, dell’economia e della politica, luoghi di amore e di bellezza, sottratti alle logiche di indifferenza e violenza, manipolazione e sopruso. Luoghi in cui i più poveri e quanti vi arrivano da altri lidi inseguendo un sogno e una speranza, sentano l’abbraccio fraterno e il calore di un cuore, di una casa, di un lavoro degno.
Non è un tema nuovo per la Chiesa folignate: ne parlò anche il Sinodo indetto da monsignor Giovanni Benedetti. Mi muovo dunque su una traccia antica. Ho fiducia che questa nostra Chiesa esprimerà anche su questo versante un’attenzione degna della sua storia. Vi chiedo pertanto di accogliere la mia lettera pastorale, di leggerla attentamente, di approfondirla e di attuarla. Per questo eleviamo la supplica eucaristica, mettendo nel cuore di Cristo, per intercessione della Vergine Santa e di San Feliciano, le parole accorate di Salomone all’inaugurazione dell’antico Tempio: “Ascolta la preghiera che il tuo servo innalza in questo luogo. Ascolta la supplica del tuo servo e del tuo popolo Israele, quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali nel luogo della tua dimora, in cielo; ascolta e perdona!” .