03-01-2018
Transito di Sant’Angela da Foligno, 3 gennaio 2018
La corrente mistica attraversa, come un fiume carsico, la storia del cristianesimo. La corrente di questo fiume carsico ha fatto scaturire, nella nostra terra, la sorgente di Angela da Foligno. Proviamo ad attingere qualche sorso di acqua fresca da questa fonte di cui, a stento, è possibile misurare la portata eccezionale.
Nell’ampia rosa dei mistici medievali, Angela da Foligno (1248-1309), terziaria francescana, rappresenta un esempio mirabile e affatto singolare nella sua appassionata ricerca dell’assoluto. Le nozze mistiche, la mendicità e i fenomeni estatici sono infatti i denominatori comuni di una costellazione europea di contemplative. Angela non ha scritto trattati di vita spirituale, ma ha semplicemente tentato di “ridire” le esperienze mistiche intimamente vissute, rasentando il più delle volte il limite dell’indicibile e mettendo a dura prova il compito del “traduttore”, frater A., parente e direttore spirituale, che riversa in latino l’eloquio volgare della mistica folignate, svolgendo non solo la funzione di notaio, ma anche quella di inquisitore e di esorcista. “Se vogliamo individuare una trama ideale, potremmo dire – sulla scia della fine analisi di Enrico Menestò – che l’itinerario mistico di Angela da Foligno è scandito da tre tappe: c’è il momento dell’amore, che sboccia però dalla croce, dalla catarsi, dalla penitenza; ad esso subentra la tenebra, il nulla, il silenzio, la notte oscura, che cede il passo alla terza fase, quella della luce della Vita trinitaria riflessa nell’anima, per cui Angela può esclamare rivolta a Cristo: ‘Tu es ego et ego sum Tu’”.
Al centro dell’esperienza mistica di Angela, fin dal prologo della sua “conversione”, espressa nella metafora dei “trenta passi”, c’è la visione del mistero trinitario, in cui si inoltra in un continuo struggimento d’amore. “La vita di Angela – scrive P. Bernardo Commodi nell’ultima sua pubblicazione dedicata alla grande mistica francescana – non sarebbe concepibile senza l’incontro e l’intima unione con il Figlio di Dio humanatus e passionatus, secondo la terminologia del Liber, eccezionale documento di vita interiore, vero monumento del misticismo cristiano”. “O carità che nessuno può comprendere! O amore – esclama Angela – al di sopra del quale non c’è amore maggiore: il mio Dio si è fatto carne per farmi Dio! O amore sviscerato: hai disfatto te per far me nel momento in cui ti rivestivi della nostra carne. Hai disfatto te: non certo nel senso che da te e dalla tua divinità sia venuto a mancare qualcosa! L’abisso del tuo farti Uomo strappa alle mie labbra parole così sviscerate! Tu, l’Incomprensibile che ti sei fatto capire da tutti; Tu, l’Increato, che ti sei fatto creatura; Tu, l’Inconcepibile, che entri nella mente di tutti; Tu, l’eterno Spirito, che ti fai toccare dalle mani degli uomini!” (Aliquò, 294-295).
L’itinerario spirituale di Angela – coniugando, con continui rimandi, la meditazione dell’Incarnazione con quella della Redenzione – è accompagnato da un’eccezionale esperienza mistica, ricca di locuzioni interiori, visioni soavissime ed estasi piene di luce. Tale esperienza è preceduta da un periodo di “notte oscura”, di terribili prove che purificano la sua anima e la rendono capace di contenere l’Incontenibile. Angela ha vissuto il “pericolo della notte”, sperimentando nella sua carne e nella sua storia che la “tenebra” è il luogo segreto della vicinanza e dell’incontro con Dio. Quello della “notte oscura” è un tema della tradizione mistica che verrà sviluppato da San Giovanni della Croce. La conoscenza di Dio si forma nel gioco tra ombra e luce, là dove si acconsente a progredire liberi da qualsiasi sostegno, là dove non ci si sottrae alla grande prova del silenzio di Dio, né a quella della debolezza umana.
Se è vero che “imitare” un mistico è impossibile e “capirlo” è inutile, frequentando e ascoltando Angela, una “donna esagerata”, si scopre una sapienza incomparabile, che supera abbondantemente ciò che s’impara comunemente dagli uomini che interrogano la fede e la traducono in parole e concetti. La dote di Angela è quella dell’esperienza di Dio vissuta senza filtro, senza protezione. Ella, attraversando la “notte oscura”, rivela una radicalità mistica che è, di fatto, una dimensione di tutta l’esperienza cristiana. Angela ricorda a ogni battezzato, chiamato alla sequela Christi, che non deve essere araldo di una verità presuntuosa che dà ragione di tutto, bensì testimone di un mistero di grazia che non scoraggia il chiaroscuro della vita, anche quando si fa vedere come “tenebra minacciosa”. Si tratta sempre di “ombra luminosa”.
La corrente mistica attraversa, come un fiume carsico, la storia del cristianesimo. La corrente di questo fiume carsico ha fatto scaturire, nella nostra terra, la sorgente di Angela da Foligno. Proviamo ad attingere qualche sorso di acqua fresca da questa fonte di cui, a stento, è possibile misurare la portata eccezionale.
Nell’ampia rosa dei mistici medievali, Angela da Foligno (1248-1309), terziaria francescana, rappresenta un esempio mirabile e affatto singolare nella sua appassionata ricerca dell’assoluto. Le nozze mistiche, la mendicità e i fenomeni estatici sono infatti i denominatori comuni di una costellazione europea di contemplative. Angela non ha scritto trattati di vita spirituale, ma ha semplicemente tentato di “ridire” le esperienze mistiche intimamente vissute, rasentando il più delle volte il limite dell’indicibile e mettendo a dura prova il compito del “traduttore”, frater A., parente e direttore spirituale, che riversa in latino l’eloquio volgare della mistica folignate, svolgendo non solo la funzione di notaio, ma anche quella di inquisitore e di esorcista. “Se vogliamo individuare una trama ideale, potremmo dire – sulla scia della fine analisi di Enrico Menestò – che l’itinerario mistico di Angela da Foligno è scandito da tre tappe: c’è il momento dell’amore, che sboccia però dalla croce, dalla catarsi, dalla penitenza; ad esso subentra la tenebra, il nulla, il silenzio, la notte oscura, che cede il passo alla terza fase, quella della luce della Vita trinitaria riflessa nell’anima, per cui Angela può esclamare rivolta a Cristo: ‘Tu es ego et ego sum Tu’”.
Al centro dell’esperienza mistica di Angela, fin dal prologo della sua “conversione”, espressa nella metafora dei “trenta passi”, c’è la visione del mistero trinitario, in cui si inoltra in un continuo struggimento d’amore. “La vita di Angela – scrive P. Bernardo Commodi nell’ultima sua pubblicazione dedicata alla grande mistica francescana – non sarebbe concepibile senza l’incontro e l’intima unione con il Figlio di Dio humanatus e passionatus, secondo la terminologia del Liber, eccezionale documento di vita interiore, vero monumento del misticismo cristiano”. “O carità che nessuno può comprendere! O amore – esclama Angela – al di sopra del quale non c’è amore maggiore: il mio Dio si è fatto carne per farmi Dio! O amore sviscerato: hai disfatto te per far me nel momento in cui ti rivestivi della nostra carne. Hai disfatto te: non certo nel senso che da te e dalla tua divinità sia venuto a mancare qualcosa! L’abisso del tuo farti Uomo strappa alle mie labbra parole così sviscerate! Tu, l’Incomprensibile che ti sei fatto capire da tutti; Tu, l’Increato, che ti sei fatto creatura; Tu, l’Inconcepibile, che entri nella mente di tutti; Tu, l’eterno Spirito, che ti fai toccare dalle mani degli uomini!” (Aliquò, 294-295).
L’itinerario spirituale di Angela – coniugando, con continui rimandi, la meditazione dell’Incarnazione con quella della Redenzione – è accompagnato da un’eccezionale esperienza mistica, ricca di locuzioni interiori, visioni soavissime ed estasi piene di luce. Tale esperienza è preceduta da un periodo di “notte oscura”, di terribili prove che purificano la sua anima e la rendono capace di contenere l’Incontenibile. Angela ha vissuto il “pericolo della notte”, sperimentando nella sua carne e nella sua storia che la “tenebra” è il luogo segreto della vicinanza e dell’incontro con Dio. Quello della “notte oscura” è un tema della tradizione mistica che verrà sviluppato da San Giovanni della Croce. La conoscenza di Dio si forma nel gioco tra ombra e luce, là dove si acconsente a progredire liberi da qualsiasi sostegno, là dove non ci si sottrae alla grande prova del silenzio di Dio, né a quella della debolezza umana.
Se è vero che “imitare” un mistico è impossibile e “capirlo” è inutile, frequentando e ascoltando Angela, una “donna esagerata”, si scopre una sapienza incomparabile, che supera abbondantemente ciò che s’impara comunemente dagli uomini che interrogano la fede e la traducono in parole e concetti. La dote di Angela è quella dell’esperienza di Dio vissuta senza filtro, senza protezione. Ella, attraversando la “notte oscura”, rivela una radicalità mistica che è, di fatto, una dimensione di tutta l’esperienza cristiana. Angela ricorda a ogni battezzato, chiamato alla sequela Christi, che non deve essere araldo di una verità presuntuosa che dà ragione di tutto, bensì testimone di un mistero di grazia che non scoraggia il chiaroscuro della vita, anche quando si fa vedere come “tenebra minacciosa”. Si tratta sempre di “ombra luminosa”.
+ Gualtiero Sigismondi