Il seguente contributo nasce per desiderio del Vescovo Domenico di rendere gli organismi di partecipazione diocesani protagonisti
diretti nella stesura dei nuovi Orientamenti Pastorali per l’anno 2024 – 2025 …
La parola politica, pronunciata in ambito ecclesiale, sembra una stonatura. Spesso si dice che la Chiesa non fa politica. La
cosa ha un senso. Si vuole intendere che non entra nei giochi e nelle competizioni elettorali: attività pur legittime, che competono ai laici nelle loro autonome scelte e responsabilità …
Carissimi fratelli e sorelle, è il primo Avvento che passo con voi. Vieni, Signore Gesù! Questo grido della prima comunità cristiana continua ad echeggiare nel nostro cuore. I duemila anni che ci separano da quell’ora straordinaria in cui il Verbo si fece carne e, da Crocifisso-Risorto, effuse il suo Spirito, inviando i discepoli per le strade del mondo, sono tanti, ma non devono affievolire l’ardore dell’attesa. Ogni Eucaristia lo rinnova: «Annunciamo la tua morte, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta» ….
Paolo e Barnaba, giunti ad Antiochia in Pisìdia, entrano nella sinagoga nel giorno di sabato e, sedutisi, ascoltano la lettura della Legge e dei Profeti. I capi della sinagoga li invitano a prendere la parola: “Fratelli, se avete qualche parola di esortazione per il popolo, parlate” (At 13,15). Paolo, accolto prontamente l’invito a parlare, ripercorre la storia d’Israele fino a Giovanni Battista; il suo intervento, una sorta di genealogia di Gesù Cristo, è un vero e proprio annunzio pasquale che ha il suo “baricentro” in questa formula di fede: “Ma Dio lo ha risuscitato dai morti” (At 13,30). Questa formula, che sintetizza il kerygma pasquale, ripropone alla lettera quella suggerita da Pietro nel discorso tenuto nel tempio di Gerusalemme (cf. At 3,15) e in quello pronunciato nella casa di Cornelio (cf. At 10,40). La storia si regge sul Ma di Dio, che è completamente diverso da quello dell’uomo. Il ma dell’uomo spesso è seguito dal però, creando un cortocircuito sintattico. Il ma dell’uomo sovente è preceduto da un sì che ha la stessa accezione del no. Al contrario, il Ma di Dio non ha né premesse, né postille: è il Ma della luce che dissipa le tenebre; è il Ma della vita che vince la morte; è il Ma della grazia che sovrabbonda là dove abbonda il peccato (cf. Rm 5,20). (…)
La lettera, “Segni di Vangelo”, con cui ho concluso la seconda Visita pastorale, dà voce al popolo di Dio che ho avvicinato, “cammin facendo”. Si tratta di un testo agile in cui narro l’esperienza di grazia che il Signore mi ha concesso di vivere; sono stato istruito dai fratelli e dalle sorelle che ho incontrato non solo nelle chiese, ma anche nelle case e persino ai “crocicchi delle strade”.
Che cosa si aspetta il Signore dall’Assemblea ecclesiale regionale? Che le Chiese particolari dell’Umbria si dispongano, insieme, ad esplorare la frontiera della conversione missionaria della pastorale, sapendo scorgere, in un tempo segnato da dure prove e stimolanti avventure, la novità del mandorlo in fiore (Ger 1,11), rappresentato dall’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, versione in lingua corrente degli Atti degli Apostoli. Ma il diavolo cosa si aspetta da questa assemblea? È il card. Carlo Maria Martini a porre questa domanda in una riunione preparatoria al secondo Convegno ecclesiale nazionale del 1984. “Penso che il diavolo si aspetti che si parli un po’ di tutto, che si dia ragione a tutti, che ciascuno esponga la sua idea e il suo pensiero come quello che solo può salvare la Chiesa e la società, che si faccia un grande forum di dibattiti, senza approfondire l’intelligenza delle cose. Il diavolo tiene a una seconda cosa: che non ci si interroghi mai perché ci sono tante prediche inutili!”. (…)
“La Chiesa è un complesso ecosistema”: questa affermazione è risuonata nell’Aula del Sinodo, in cui si sta celebrando il Sinodo Amazzonico sul tema Nuovi cammini per la Chiesa e per una ecologia integrale. Il card. Cláudio Hummes, nella sua relazione introduttiva, ha ricordato che Francesco, “fin dall’inizio del suo ministero papale, ha sottolineato la necessità della Chiesa di camminare.
L’inno paolino alla sapienza di Dio (cf. Rm 11,33-36) sigilla questo appuntamento assembleare in cui abbiamo approfondito l’Evangelii gaudium, come ha raccomandato Papa Francesco al 5° Convegno Ecclesiale Nazionale di Firenze del 2015. C’è stata una certa pigrizia nel rispondere a questo invito; forse, per le stesse ragioni che, qualche decennio fa, il patriarca Atenagora così esprimeva: “Abbiamo fatto della Chiesa un’organizzazione fra tante altre. Tutte le nostre energie sono state spese per metterla in assetto, e ora si spendono a farla funzionare. E funziona, più o meno, piuttosto meno che più, ma funziona. Soltanto funziona come una macchina (…) e non come la vita! (…). La Chiesa è il Corpo di Cristo. Ciò che la costituisce non è un’organizzazione, è il mistero del Cristo, l’Eucaristia”. (…)