“Gesù annuncia il Vangelo nel cuore della società: non in orari e tempi stabiliti, ma nei luoghi e nei momenti più ordinari”. Questa sottolineatura – compiuta da Papa Francesco, oggi stesso, Domenica della Parola di Dio – aiuta noi Folignati a ravvivare quanto testimonia San Feliciano e cioè che nel cristianesimo non c’è contrapposizione tra la piazza, lo spazio dei cittadini, e la chiesa, il luogo ove i figli di Dio si incontrano e si riconoscono fratelli.
L’amorevole trama di intercessione della Madre di Dio, che “ha tessuto nel suo grembo verginale l’umanità di Cristo”, ci raccoglie oggi in questo santuario diocesano per rinnovare il nostro solenne omaggio di gratitudine alla Madonna del Pianto.
“Il Signore dispone i tempi del nascere e del morire”: dinanzi al mistero della morte ci raggiunge la consolante carezza di questo grido di fede. Quando scompare una persona cara, nonostante il carico degli anni, la commozione, il turbamento e il pianto rendono irresistibile la tentazione di volgere lo sguardo al passato, ma la fede pasquale impone di levare in alto i cuori: “Sursum corda!”.
La vicenda umana, evangelica, francescana di Angela non ha bisogno di molte parole. Tratteggiata dalle fonti biografiche secondo i canoni di santità del movimento femminile, propri del suo tempo, trova diretta testimonianza nel Memoriale, che non è un’autobiografia ma una traduzione, compiuta da Frate A. dell’esperienza mistica angelana. (Continua…)
“I miei pensieri non sono i vostri pensieri, dice il Signore, le vostre vie non sono le mie vie” (Is 55,8). I pensieri e le vie di Dio superano i nostri desideri più profondi e sovrastano le nostre strade. Quanto questo sia vero nessuno di noi può negarlo; anche tu, don David carissimo, lo sai molto bene. Mentre i tuoi pensieri non ti lasciavano immaginare la via che il Signore intendeva aprirti, hai inteso l’invito risuonato nella pagina di Vangelo appena proclamata: “Andate anche voi nella mia vigna” (Mt 20,4). La parabola si sofferma sull’originale comportamento del padrone che chiama i braccianti a lavorare nella sua vigna in cinque diverse ore del giorno, dall’alba al tramonto. Chi è assunto all’ultima ora viene retribuito per primo, ricevendo lo stesso salario riconosciuto agli operai che hanno sopportato il peso di un’intera giornata di lavoro. Questo trattamento economico suscita un profondo malcontento, dettato dall’invidia, ma non ci sono gli estremi per una vertenza sindacale, poiché il padrone non viene meno ai doveri della giustizia, ma la profuma di carità. (…)
Che cosa si aspetta il Signore da questa Assemblea diocesana sui generis? Che la nostra Chiesa particolare si disponga ad esplorare la frontiera della conversione missionaria della pastorale, sapendo scorgere, in un tempo segnato da dure prove e stimolanti avventure, la novità del mandorlo in fiore (Ger 1,11). (…)
Fratelli e sorelle carissimi, la prova drammatica e significativa dell’emergenza sanitaria ha imposto al calendario liturgico il differimento della Messa crismale alla Veglia di Pentecoste: questo “distanziamento” si configura come un singolare accostamento. “Lo Spirito del Signore Dio è su di me” (Is 61,1): Gesù proclama questa profezia nella sinagoga di Nazaret, allargando l’abbraccio del suo sguardo benedicente verso i poveri, i prigionieri, i ciechi, gli oppressi; vengono nominati in generale, ma poi, salendo a Gerusalemme, acquisteranno volto e nomi propri. Gli occhi di tutti, parenti e conoscenti, sono fissi su Gesù, contemplano ciò che gli orecchi ascoltano: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato” (Lc 4,21). Il termine “oggi” attraversa il Vangelo di Luca (cf. 2,11; 19,9; 23,43) e giunge fino a noi, adesso; ce lo ricorda questa celebrazione liturgica, in cui gronda l’olio di letizia dello Spirito santo. (…)
Di fronte ad una tragedia come questa, la morte di Greta avvenuta mentre si affacciava alla vita, non ci sono parole capaci di consolare i suoi genitori, Cristina e Ciprian. Le nostre voci non potrebbero mai lenire una ferita così grande, perché il dolore di una madre e di un padre è proporzionato all’amore con il quale si lega ai figli. Quando una donna diventa madre e un uomo padre rimangono tali per sempre. Non esiste conforto per una mamma e un papà che soffrono per la morte di una loro creatura; per un genitore la scomparsa di un figlio è più dura della propria morte. In circostanze così drammatiche c’è spazio solo per la condivisione del dolore, per un abbraccio silenzioso. Il silenzio appartiene al nostro linguaggio di consolazione: è un’opera concreta di partecipazione alla sofferenza; è un modo per sostenere chi porta un peso che lo schiaccia, sussurrando: “Appoggiati alla mia spalla e piangi. Non ne provar vergogna. Piange chi ama. Piangi, ma non disperare”. (…)
“Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,44). Queste parole aprono la pagina evangelica che la Chiesa proclama oggi nella liturgia della Parola; ci assicurano che il Padre, senza violare lo spazio riservato al libero arbitrio, esercita una eccezionale forza di attrazione su ogni uomo. Attraverso il varco del Cuore trafitto di Cristo, crocifisso e risorto, ci introduce nell’abbraccio della sua infinita misericordia. L’allungarsi dell’ombra della morte su don Sergio non restringe ma allarga su di lui il cono di luce del giorno radioso e splendido della Pasqua del Signore. (…)